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Il progetto di Neneh Cherry

Il progetto di Neneh CherryNeneh Cherry

Musica Con un disco in uscita il 24 febbraio, Blank Project, ritorna l'artista nata a Stoccolma

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 21 gennaio 2014

È un attimo. Ascolti Neneh Cherry e subito associ il suo nome agli ottanta rutilanti di Rip Rig and Panic, formazione britannica post punk durata appena due anni nelle cui fila l’artista figliastra del grande jazzista Don Cherry ha militato. Ma è chiaro che i ricordi – indelebili – arrivano soprattutto dalle sue calde contaminazioni con il pop che gli fruttarono a cavallo tra ottanta e novanta collaborazioni prestigiose (il duetto con Youssou N’Dour per Seven Seconds, 1994) molti dischi venduti – un capolavoro come Buffalo Stance (c’è chi ricorda ancora la sua incredibile performance a Top of the pops incinta di otto mesi…) e almeno un paio di titoli che non possono mancare in una collezione che si rispetti: Raw Like Sushi (1989) e Homebrew (1992).

Poi, si sa, il pop distribuisce la fama e altrettanto velocemente se la riprende anche se Neneh non ne ha mai fatto un dramma, si è ritagliata spazi personali e ha promosso incontri fuori da logiche commerciali, anche se non perfettamente messi a fuoco come The Cherry Thing (2006) curioso esperimento con un trio jazz chiamato The Thing. Una continua esplorazione di stili, come conferma il suo curriculum e il suo nuovo lavoro discografico – in uscita il prossimo 24 febbraio per l’indipendente Smalltown supersound, intitolato Blank Project. Per gli amanti delle statistiche, trattasi del primo progetto vero a suo nome dai tempi di Man, l’ultimo inciso per una major, la Virgin. Prodotto da Four Tet (che ha già collaborato con l’artista svedese nel Remix EP dell’ultima fatica studio della cantante), il disco è stato registrato e mixato in cinque giorni e vede la collaborazione dei RocketNumberNine e il contributo vocale di Robyn.

Dieci pezzi intrisi di elettronica e giocati su sample e percussioni molto ricercati, dove a unire tutto c’è la inconfondibile vocalità della cantante svedese, sempre attenta a evitare l’effetto nostalgia. Le canzoni sono lì e raccontano di una passione per il soul retrò mescolato a umori notturni, calibrandosi spesso su territori dance senza farsi mai sopraffare dal refrain e dalla melodia troppo modaiola. Non è un caso – come ha rivelato in un’intervista concessa alla webzine Pitchfork Media: «Perché ho aspettato tutto questo tempo? In realtà ho fatto qualche tentativo per un nuovo album, ma poi mi accorgevo che non funzionava come volevo. Ma ora mi sento dentro le canzoni, incarnano esattamente quello che sono in questo momento». La produzione di Four Tet ovvero il musicista/dj londinese Kieran Hebden dietro ai remix di Aphex Twins e Radiohead, è in sintonia con il mood di Neneh: «Lo conosco da tempo. Lui militava in una band chiamata Fridgem, della quale ero… una grande fan. Per un po’ ci siamo sentiti, abbiamo scherzato finché pian piano il progetto ha preso forma, anche se all’inizio si pensava a una collaborazione limitata a uno o due pezzi. Quando mi ha detto che era disponibile a produrre tutto il disco sono stata estremamente felice…».

Tempi di lavorazione velocissimi, come rivela la stessa Neneh, «due pezzi a seduta per cinque giorni complessivi di registrazione in uno studio ricavato da una vecchia chiesa sconsacrata». Uno sguardo sul passato e uno sul presente; a chi le domanda cosa ne pensa una pioniera in qualche modo della figura femminile nel mondo considerato per un certo periodo a predominanza «maschile» dell’hip-hop, risponde: «Non so se sia meglio ieri o oggi. Di certo è fastidioso come ora si punti troppo sull’aspetto sessuale. Troppo belle, troppo sexy alla fine diventa tutto terribilmente ovvio e noioso. Quando ho inciso 25 anni fa Raw Like Sushi, l’aspetto sessuale era affrontato in maniera più consapevole. Però tra le nuove esponenti c’è anche qualche nome molto interessante; io ad esempio adoro M.I.A. Ecco, quando mi trovo di fronte a un’artista che come lei è «fiera» e attenta a fare «la cosa giusta», per me è fonte di grande ispirazione».

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