Il prode Orlando porta Mina sulla luna

Girando per il ricco (e anche ricchissimo) paesaggio teatrale pugliese, si può scoprire a Novoli, piccolo centro a sette km da Lecce, un bellissimo teatrino d’epoca, molto ben restaurato, dove ha sede una stagione fatta di rappresentazioni per adulti e di matiné per le scuole, che spesso si mescolano in un unico pubblico. Come quando sul palcoscenico va il grande poema dell’Ariosto, che gli attori, freschi di un laboratorio, si divertono a vivere come fosse commedia dell’arte.

Che non è una loro ipotesi peregrina o vitalistica, ma la scelta consapevole operata dai registi Marinella Anaclerio e Flavio Albanese con il loro Teatro del Sole, che considerano i cicli dei paladini e degli eroi medievali parte del bagaglio di parossismi ed esagerazioni dei comici successivi. Orlando pazzo per amore è così la versione accentuatamente comica dell’Orlando ariostesco, anzi in maniera privilegiata di alcuni personaggi, di cui vengono incrociati in velocità caratteri e diversità, debolezze e sbrasate. Accentuando poi i loro «caratteri» con l’uso delle classiche maschere sul volto, che meglio connotano alcuni personaggi: come la cineseria della principessa Angelica, che fugge da Orlando assieme al suo Medoro, mentre per lei il Paladino si batte con Ferraù.

Ma soprattutto è l’energia vitale dei giovani attori ad emergere ed affermarsi, anche a costo di qualche sfasatura o di qualche situazione irrisolta. Mentre le musiche trascolorano da Monteverdi a Wagner, e dai Beatles a Mina, la cui Tintarella ammanta la ragione sulla Luna. E il sommo poema nato per la corte estense, torna ad essere materiale di uso e godimento popolare. Anzi, semplicemente pop.