Internazionale

“Il presidente non può essere costretto a dimettersi”

Intervista Zaid al-Ali, avvocato costituzionalista, difensore dei diritti civili, parla delle novità introdotte dalla nuova Costituzione

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 3 luglio 2013

L’esercito potrebbe sciogliere la Camera alta e sospendere la Costituzione approvata con il referendum del dicembre scorso. Ne parliamo con il costituzionalista Zaid Al-Ali dell’Istituto internazionale per la democrazia e l’assistenza elettorale (Idea) del Cairo.

Morsi può essere costretto alle dimissioni?

Non c’è traccia di questa possibilità nella Costituzione vigente. Può dimettersi se vuole, ma non ci sono segni in questo senso. Può essere sfiduciato dal parlamento per alto tradimento e non ci sono gli estremi per farlo.

Se la Costituzione venisse sospesa, quale sarebbe il prossimo passo?

Si uscirebbe dal contesto della Costituzione vigente, si potrebbe cercare un accordo tra le forze politiche per la scrittura di una nuova Costituzione. Ma senza la partecipazione della Fratellanza questo processo non avrebbe senso. In ogni caso sarebbero necessari anni per permettere lo scambio libero di idee.

L’intero processo di scrittura della legge fondamentale è stato forzato?

La dichiarazione costituzionale del marzo 2011 parlava di Costituzione in termini confusi. Non era chiaro se dovesse essere scritta prima o dopo le elezioni parlamentari. Si poneva poi una scadenza di sei mesi alla gestione del potere da parte dei militari. Lo stesso è avvenuto in Iraq. Lo scopo di un termine così breve è di prevenire la costruzione di un genuino dibattito democratico. Il tentativo più chiaro di manipolazione nella scrittura della Costituzione da parte dei militari è arrivato nel novembre del 2011. In quel momento l’esercito aveva deciso di imporre delle norme sovra-costituzionali. Si stava delineando un contesto di dittatura militare, incluse norme che prevedevano che il budget dell’esercito non sarebbe stato oggetto di discussione parlamentare e nessuna legge sarebbe stata approvata senza il consenso finale dello Scaf, il Consiglio supremo delle forze armate.

Cosa è cambiato con lo scioglimento del parlamento disposto dalla Corte costituzionale nel giugno 2012?

A quel punto tutti si aspettavano che anche l’Assemblea costituente venisse sciolta. Inizialmente anche i Fratelli musulmani avevano l’intenzione di condividere la scrittura della Costituzione con le altre forze politiche. Ma alla fine tutti i politici non islamici si sono ritirati. Sono stati imposti valori basati sulla religione. Molti articoli sono stati cambiati in una notte da esponenti dei partiti Libertà e giustizia, Wasat e El-Nour. Da quel momento, da una parte, chi non ha nessun rapporto con dio è stato cosiderato senza morale dagli islamisti. Dall’altra, gli islamisti sono stati descritti come dei barbari, senza idee, dagli attivisti laici.

Da allora la costante è un’ambigua relazione tra esercito e Fratelli musulmani per la gestione del potere?

Morsi nei primi mesi di presidenza era molto popolare. La Fratellanza sembrava poter ridimensionare il potere militare dopo l’episodio dell’attacco nel Sinai e il pensionamento forzato imposto a vari generali. Le cose ora sono completamente cambiate. L’umore generale è contrario alla Fratellanza. Sono considerati bugiardi, disonesti e corrotti. L’aumento dei prezzi ha eliminato l’aura di invincibilità che fino a quel momento apparteneva loro. A quel punto l’esercito ha tentato di dissociarsi dalle decisioni della Fratellanza. È avvenuto in occasione del coprifuoco imposto a Port Said. Alle otto di sera, al momento in cui sarebbe dovuto entrare in vigore, i giovani attivisti organizzavano partite di calcio a cui prendevano parte anche i militari per dimostrare di essere dalla parte del popolo.

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