Nella camera ardente, allestita nella villa di famiglia, ieri mattina è ripreso il via vai di persone arrivate a Nusco per porgere le condoglianze alla vedova e ai figli di Ciriaco De Mita, il leader della Dc deceduto giovedì. Nella bara la figlia Simona ha voluto lasciare un mazzo di carte napoletane, una delle grandi passioni del padre. Nel suo paese natale, 4mila abitanti in provincia di Avellino, De Mita a 94 anni stava portando a termine il suo secondo mandato da sindaco. Il vicesindaco, Walter Vigilante, ha proclamato due giorni di lutto cittadino così ieri le saracinesche degli esercizi commerciali erano abbassate, aperti solo due bar e una trattoria. In piazza Natale il municipio ha allestito un maxischermo per consentire all’intera comunità di assistere alle esequie.

La cerimonia è iniziata nel pomeriggio nella basilica di Sant’Amato, al rito ha assistito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, arrivato in elicottero con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Entrambi erano a Napoli, dove si è conclusa la visita di Stato in Italia del presidente algerino Abdemajid Tebboune. Mattarella aveva cominciato il suo percorso politico nella Dc, dopo l’assassinio del fratello Piersanti, anche su spinta di De Mita, allora segretario del partito, che poi lo volle nel suo governo come ministro ai Rapporti con il parlamento. Alla notizia della morte, il presidente della Repubblica ha commentato: «De Mita ha vissuto da protagonista una lunga stagione politica. Lo ha fatto con coerenza, passione e intelligenza, camminando nel solco di quel cattolicesimo politico che trovava nel popolarismo sturziano le sue matrici più originali e che vedeva riproposto nel pensiero di Aldo Moro. Il suo impegno politico ha sempre avuto al centro l’idea della democrazia possibile».

Hanno partecipato al funerale il governatore campano Vincenzo De Luca, gli ex ministri Angelino Alfano, Nicola Mancino, Gerardo Bianco e l’ex parlamentare demitiano Giuseppe Gargani. A rappresentare la Camera e il Senato Ettore Rosato e Sergio Puglia. Il sindaco di Benevento Clemente Mastella è stato portavoce di De Mita quando era a palazzo Chigi: «Quando ci siamo conosciuti ero ventenne, un colpo di fulmine tra me e lui. Poi dopo c’è stato l’incamminamento politico e umano. La nostra esperienza è confluita nei vertici dello Stato fino al 1993 quando abbiamo diviso le storie politiche, mai umane».

Tra gli ex democristiani Pierferdinando Casini: «Tutta la gente che c’è qui dimostra cos’era la Dc. Credo che sia il momento del tributo e forse anche di una rivalutazione». Ma il deputato di Azione Osvaldo Napoli giovedì ha ricordato: «Un grande politico con un grande istinto del potere. E lo mostrava nella gestione della Dc per il breve periodo in cui aveva il doppio incarico di presidente del Consiglio e segretario del partito. All’epoca militavo nella corrente di Forze Nuove il cui leader era Carlo Donat Cattin. Ci sentivamo come i vietcong costretti nelle paludi a respirare con una cannuccia sotto il pelo dell’acqua: come si tentava di uscire per respirare, De Mita trovava il modo di schiacciarci. Aveva metodi spicci nella conquista e nella gestione del potere».