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«Il premio del destino», la macchina misteriosa che cambia l’esistenza

«Il premio del destino», la macchina misteriosa che cambia l’esistenzaUna scena da Il premio del destino

Streaming La nuova serie su Apple Tv +, dieci episodi basati sull’omonimo romanzo di M.O. Walsh. Già annunciata la seconda stagione

Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 aprile 2023

Dusty. Compie quarant’anni. Una cifra simbolica, un passaggio delicato per chi crede ai numeri e al potere (deprimente) delle decadi. Uno di quei momenti nei quali si iniziano a fare i conti con le proprie scelte e con quelle abitudini che, con l’inesorabile passare del tempo, sono diventate un prolungamento quasi invisibile del corpo. L’amore, il lavoro, le relazioni, i luoghi, gli incroci, i bivi, le rinunce, parole che si trasformano in domande che spingono a risposte spesso sbrigative per evitare di affacciarsi sul limite di un baratro e per accontentarsi di un più confortevole oblio della memoria.

Ad ogni modo, è mattina ed è troppo presto per filosofeggiare. La moglie Cass e la figlia Trina hanno quaranta pacchetti per il festeggiato. Dusty inizia a scartarli. Alcuni sono molto sciocchi e divertenti, altri (il monopattino) servono a rincuorarlo e a rammentargli che è ancora un giovanotto. E poi…un theremin, un vecchio strumento musicale che utilizza le onde elettromagnetiche. «Te l’ho chiesto io?», chiede il marito un po’ perplesso alla vista di un oggetto sconosciuto e apparentemente lontano dai suoi interessi. «Ho pensato che potesse piacerti. Perché sei così musicale. Fischi sempre. Sei stupito?», risponde Cass, forse per stimolare l’uomo a una maggiore intraprendenza e a un’apertura verso le novità. Non si dovrebbe mai finire di fare esperienze, di mettersi alla prova, perché è questione di un attimo arrivare a fare sesso il giovedì o per certe occasioni speciali, rigorosamente una sola volta.

DA QUESTO BREVE frammento di vita quotidiana, prende avvio Il premio del destino (titolo originale, The Big Door Prize), nuova serie Apple TV+ creata da David West Read e tratta dall’omonimo romanzo di M.O. Walsh (di cui è stata già annunciata la seconda stagione). Un racconto corale che oltre ai personaggi citati ha per protagonisti Jacob, un ragazzo introverso che ha appena perso il fratello, Padre Reuben, un prete che è un punto di riferimento per l’intera collettività, e tanti altri ai quali accade qualcosa di sconvolgente: rimettere in discussione il proprio vissuto. Un giorno, infatti, dentro un emporio cittadino è apparsa una misteriosa macchina con il logo di una farfalla e la scritta «Morpho. Scopri il tuo potenziale». Un oggetto simile a un juke-box o a uno di quei vecchi video-giochi che si attivano con una moneta. Ed è inserendo un gettone che la macchina elabora un verdetto che poi renderà noto attraverso l’emissione di un cartoncino blu. Per ogni partecipante è l’inizio di una metamorfosi, come se la vita svolta fino allora fosse stata interpretata da una crisalide.

OVVIAMENTE non tutti reagiscono allo stesso modo. A chi si siede subito in attesa spasmodica di scoprire il proprio demone, si alterna chi pensa che non valga la pena mutare lo stato delle cose. Ma prima o poi si finirà col cedere alla tentazione, anche per il solo gusto di rimanere sorpresi, di ritrovarsi da preside a motociclista, da sindaco a ballerina, da persona ordinaria a eroe, da studente a meteorologo. Dusty è uno dei più restii a provare la macchina. Il professore di storia è ancorato alla sua disciplina, ai fatti che accadono in una certa epoca per un determinato motivo. Perché indagare quello che non è successo? «Chi ha cambiato la storia non ha avuto bisogno di una busta blu che gli dicesse cosa fare. Hanno dichiarato cosa volevano fare e hanno creduto in loro stessi. Hanno lavorato sodo per i loro obiettivi decidendo il loro destino. Non hanno mandato tutto all’aria, riponendo la fiducia in una forza esterna casuale». Eppure, nonostante lo scetticismo e, il timore di una rivelazione sgradita, anche Dusty inserirà il gettone per conoscere la differenza tra ciò che è stato e ciò che poteva o potrebbe ancora essere. Uno scarto esistenziale che solo in teoria non dovrebbe definirci, ammesso che vi sia la disposizione a non identificarci con quello che facciamo.

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