Il popolo del web sta con Luca
Il caso La LyondellBasell licenzia un delegato Cgil nel pieno di un negoziato, i social si mobilitano. A Ferrara la multinazionale Usa dei polimeri da mesi fa muro sull’integrativo. L’appello del sindaco e della segretaria Camusso
Il caso La LyondellBasell licenzia un delegato Cgil nel pieno di un negoziato, i social si mobilitano. A Ferrara la multinazionale Usa dei polimeri da mesi fa muro sull’integrativo. L’appello del sindaco e della segretaria Camusso
#iostoconluca, sui social si è scatenata da qualche giorno la campagna per un delegato della Filctem Cgil che è stato licenziato nel pieno di una trattativa sindacale. È avvenuto a Ferrara, in un impianto della LyondellBasell (LB), multinazionale americana tra le maggiori al mondo nella produzione dei polimeri. Nella città emiliana, la LB dà lavoro a 850 persone, molte delle quali sono impiegate in un avanzato laboratorio di ricerca, altre stanno in produzione: Luca Fiorini, il sindacalista licenziato, è molto conosciuto in città, perché in passato è stato segretario dei chimici, e per lui si sono mobilitati l’attuale sindaco, Tiziano Tagliani, l’ex primo cittadino Gaetano Sateriale, Susanna Camusso e con lei tutta la Cgil. Un vero caso.
Prima di arrivare all’episodio, dobbiamo inquadrare il contesto. Alla LyondellBasell era in discussione l’integrativo, ormai da nove mesi. Le trattative, come spiega il segretario locale della Filctem Cgil, Fausto Chiarioni, si erano arenate da tempo sul «cuore del contratto» stesso, il nodo «occupazione e occupabilità»: non il salario quindi, ma qualcosa che sembra forse più prezioso in fase di crisi e dopo l’innalzamento dell’età pensionabile Monti/Fornero, ovvero la possibilità per le persone di mantenere un reddito. In particolare, il sindacato chiede all’azienda di inserire nell’accordo una clausola che permetta ai dipendenti in esubero di venire ricollocati in qualsiasi posizione aperta, evitando così la messa in mobilità.
«La dirigenza – racconta il segretario Filctem Cgil – rifiuta per mesi un compromesso, e in dicembre improvvisamente, con una decisione che ci è apparsa come provocatoria, licenzia due dipendenti amministrative, di alta posizione professionale». La provocazione, più che nell’atto in sé, viene ravvisata nell’alternativa posta alle due lavoratrici nella lettera di licenziamento: potranno restare in azienda, ma solo se accetteranno due contratti a termine di un anno, con un «demansionamento di almeno 4 livelli per una di loro», spiega la Cgil.
Il sindacato vede in questa proposta di ricollocamento piuttosto disinvolta, e percepita come offensiva, un chiaro riferimento alla clausola di «occupabilità» che chiedeva ormai invano da mesi. Le Rsu si mobilitano subito, e tra loro anche il delegato Luca Fiorini, ottenendo con il solo annuncio di sciopero la revoca dei licenziamenti e un ricollocamento più consono delle due dipendenti.
A questo punto arriviamo a dicembre inoltrato, e con la tensione accumulata per il caso appena composto, le parti si risiedono al tavolo. Torna in ballo la famosa clausola, quella sul ricollocamento. La trattativa torna ad arenarsi sull’interpretazione di una parola: «compatibilità». «Noi chiedevamo una formula chiara che consentisse a qualsiasi dipendente in esubero di poter accedere a qualsiasi posizione aperta, pur di conservare il posto – spiega il segretario ferrarese della Filctem Cgil – L’azienda voleva conservarsi la discrezionalità di decidere, riservando eventuali ricollocamenti solo a chi avesse ritenuto compatibile con le nuove mansioni».
L’ambiente si scalda, una dirigente si allontana per andare a consultarsi con un avvocato, facendo comprendere – spiega la Cgil – che la trattativa si sarebbe rotta se avesse avuto un parere legale negativo. I manager avrebbero dato ai sindacalisti degli «inaffidabili». A quel punto Luca Fiorini si alza, e dice a voce alta: «Dovete vergognarvi, avete licenziato due lavoratrici!».
Si muove verso la dirigente, ma tra loro si frappone il capo del personale della LB.
È qui che le versioni divergono: perché la LyondellBasell parla di aggressione, di una spinta o uno strattonamento da parte del delegato al capo del personale, e più in particolare, in un comunicato inviato alla stampa e alla mail di tutti i dipendenti, di «Violenza sul Posto di Lavoro» (le maiuscole sono della nota aziendale). Luca Fiorini si difende, affermando, in una lunga lettera inviata alla dirigenza e pubblicata sui giornali locali, di «non aver spinto e strattonato» il capo «sulla cui spalla mi sono limitato ad appoggiare una mano». Aggiunge poi che è «improbabile che una persona alta e massiccia possa perdere l’equilibrio per un lieve contatto da parte di una persona alta 1,67 m del peso di 58 kg».
La lettera di licenziamento è arrivata ieri, ma nel contempo l’azienda ha spiegato nella mail ai dipendenti di voler riprendere le trattative, e che è stata costretta a prendere questa decisione perché «è stata violata la sua policy interna». Intanto a Ferrara, e in tutta Italia grazie ai social, è partita la mobilitazione.
Per ridare a Luca, da oltre 25 anni alla LyondellBasell, il suo posto di lavoro. In due incontri informali, racconta la Filctem, la LB avrebbe proposto delle alternative: il distacco per andare a lavorare in Cgil, una grossa buonuscita per aprirsi magari un’attività, il trasferimento in un altro impianto, a Brindisi, le dimissioni dalla Rsu. Tutte ipotesi rifiutate.
«È un attacco alle libertà democratiche», dice Emilio Miceli, segretario Filctem. #iostoconluca, twitta Susanna Camusso, «per la libertà sindacale e la dignità delle donne e degli uomini».
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