Visioni

Il pop del 2000 non prescinde dai Beastie Boys

Il pop del 2000 non prescinde dai Beastie BoysBeastie Boys – foto Ansa

(Rin)tocco classico L’occhio della storia permette di affermare che Licensed to Ill è, probabilmente, uno degli album che hanno avuto il peso maggiore nella storia della musica degli ultimi 40 anni.

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 12 giugno 2024

Il tempo permette di guardare ai fatti con gli occhi della storia, non della cronaca, e a volte di cambiare i giudizi. E proprio l’occhio della storia permette di affermare che Licensed to Ill dei Beastie Boys è, probabilmente, uno degli album che hanno avuto il peso maggiore nella storia della musica degli ultimi 40 anni, perché ha sdoganato l’hip hop presso i giovani bianchi ed è stato il primo mattone della costruzione del pop che si ascolta oggi, in cui i derivati del rap sono il vero mainstream, come era il rock fino agli anni 2000. Quando venne pubblicato nel 1986 ebbe un ottimo successo di pubblico (arrivò al numero 1 della classifica americana) e di critica – Rolling Stones lo inserisce in tutte e tre le edizioni dei migliori 500 album della storia – ma il suo merito principale è dovuto alla capacità di visione del produttore Rick Rubin. Il fondatore della Def Jam aveva capito di avere tra le mani qualcosa di potenzialmente enorme.

SETTE ANNI prima, la Sugarhill Gang aveva messo per la prima volta sulla mappa l’hip hop, un nuovo genere musicale che stava prendendo sempre più piede nelle comunità afroamericane. Rubin e il suo socio Russel Simmons, fratello di Joseph dei Run-DMC, misero sotto contratto una band che fino a quel momento era parte della scena hardcore della città e li indirizzò nella direzione del rap.
L’idea era tutto sommato non molto diversa da quella del colonnello Parker: prendere un genere musicale creato e suonato dagli afroamericani e renderlo «potabile» per il pubblico bianco (magari anche diluendone i messaggi di critica sociale). Se il rock’n’roll non è altro che una versione più veloce e suonata da bianchi del blues, l’album dei Beastie Boys è una versione bianca dell’hip hop, che fino a quel momento era patrimonio esclusivo dei neri. E questo si capisce perfettamente ascoltando le primissime battute di Licensed to Ill: fino a quel momento le basi su cui gli MC lavoravano erano disco music o funk, ma qui l’apertura è il maestoso attacco di batteria di John Bonham in When the Levee Breaks e in Fight for Your Right compare Kerry King degli Slayer. E, a proposito, il diritto per cui si battono i Beastie Boys è quello di fare festa, a proposito di diluzione dei messaggi. Tutto l’album è costruito su basi punk o metal, cioè generi tipici dei giovani bianchi dell’epoca, che grazie a Mike D, Ad-Rock e MCA scoprirono un nuovo modo di fare musica e di esprimersi, che da quel momento iniziò a farsi strada nel mercato e nei gusti del pubblico generalista, fino di fatto a conquistarli.

danielefunaro75@gmail.com

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