La ripresa non si vede: i consumi sono in picchiata, la produzione è ferma al palo, gli ordini alle imprese non arrivano. Questa è la fotografia scattata dall’Istat sull’Italia 2013, un paese che si è lasciato alle spalle la recessione inoltrandosi nelle paludi della depressione economica. Dall’inizio della crisi l’Italia ha perso il 7% del Pil, il suo debito è aumentato di 80 miliardi in un anno (a marzo era a 2.034,7 miliardi di euro), a fine 2013 la disoccupazione arriverà al 12%, i redditi reali sono tornati al valore del 1986. Come ha ricordato Paul Krugman, nella «grande depressione» negli Usa tra il 1929 e il 1933 il Pil crollò del 30%. In Italia non siamo certamente a quel punto, ma il «traguardo» del 10% – cioè la soglia che dichiara tecnicamente la «depressione» – è ormai vicino.
Diversamente da quanto annunciato dal Documento di Economia e Finanza licenziato dal governo Monti, l’Istat ieri ha squadernato la realtà. Nel trimestre gennaio-marzo 2013 il Pil è diminuito dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti e del 2,3% a confronto con il primo trimestre del 2012. Per il settimo trimestre consecutivo il Pil è calato, -0,5% solo tra gennaio e marzo. In questa situazione l’idea che il crollo del Pil si fermerà a fine anno a meno 1,7% è persino ottimistica. Non è un caso che più di qualcuno, nelle ultime settimane, abbia prefigurato un Pil negativo al 2%. Tutto lascia pensare che con l’abolizione dell’Imu, che indurrà gli enti locali ad aumentare alle stelle l’Irpef, il calo dei consumi e l’aumento della disoccupazione, questa soglia verrà abbondantemente superata. Sempre che il governo Letta non decida di aumentare l’Iva dal 21 al 22% (cosa che tutti tendono ad escludere), perché in questo caso l’incubo diventerà realtà. L’unica nota positiva, in un quadro recessivo sia per l’industria sia per i servizi, è l’aumento congiunturale del valore aggiunto dell’agricoltura. Tuttavia la terra resterà ancora per poco un bene anti-ciclico perché sconterà l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Ieri il ministro del lavoro Enrico Giovannini ha riconosciuto che «il nostro sistema economico non è fuori recessione e che la riduzione dei tassi di produzione è ancora consistente». Il Codacons va invece al sodo e chiede al governo Letta di schierarsi nella lotta di classe in corso: «Vada a prendere i soldi, per una volta, da quelli che li hanno».
Il Pil va giù, peggio del previsto
Italia. -0,5% nel periodo gennaio-marzo. Sette trimestri di fila in calo, è record

Italia. -0,5% nel periodo gennaio-marzo. Sette trimestri di fila in calo, è record
Pubblicato 10 anni faEdizione del 16 maggio 2013
Pubblicato 10 anni faEdizione del 16 maggio 2013