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Il piede esatto «Sulla sbarra»

I bambini ci parlano La rubrica settimanale a cura di Giuseppe Caliceti
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 3 novembre 2022
Chi mi ripete con parole sue il testo che abbiamo appena letto?
«Sono dei bambini che vanno alla palestra come andiamo anche noi». «Fanno ginnastica». «Anche noi abbiamo la sbarra. È un legno lungo, bisogna camminare sopra in equilibrio, senza cadere». «Noi la sbarra non la facciamo quasi mai». «Noi abbiamo anche i cerchi di tante grandezze». «Abbiamo anche delle altre cose come il materassino e lì facciamo anche il salto del leone con il cerchio e il materassino.
Tu tieni il cerchio vicino al materasso, noi facciamo la corsa, noi ci saltiamo dentro, ci tuffiamo dentro, poi atterriamo sul materasso blu». «Anche a me il salto del leone è l’esercizio più bello, anche se subito non pensavo di farcela». «Anche io la prima volta non sapevo se riuscivo o no a passare dentro al cerchio». «Io avevo un po’ di paura, all’inizio. Adesso invece è bellissimo perché ho visto che ci riesco bene». «Pr fare bene bisogna tuffarsi in avanti con la testa dentro il cerchio. Non bisogna aver paura di cadere male sul materasso blu». «A me piace di più quando in palestra giochiamo a pallamano seduta, o alle staffette, oppure a pallavolo o altri giochi». «Io il salto del leone penso che è fantastico perché è difficile e noi riusciamo tutti a farlo. Abbiamo imparato tutti a farlo. Io prima non lo avevo mai fatto».
«A me piace perché fai proprio un volo che ti sembra di volare». «Poi se corri troppo forte, dopo essere passato nel cerchio dell’hula-hop, dopo…. Dopo al massimo cadi sul materasso e fai una capriola, ma non cadi dal materasso blu, non ti fai male, non cadi sul pavimento della palestra perché il materasso blu poi è molto grande». «Io penso che per imparare a fare le cose devi provare e devi avere anche un po’ di coraggio, altrimenti non impari mai a farle. Come il salto del leone».

Io però vi ho chiesto di cosa parla questa lettura, non di cosa facciamo noi in palestra o se vi piace o no il salto del leone…

«Ah, vero! Comunque anche nella lettura che abbiamo letto parla della palestra che serve per diventare più veloci, più forti, ma anche per essere più in equilibrio, per sudare, per fare un po’ di movimento. Perchè a stare sempre seduto sulla sedia al banco ti possono anche venire a far male le gambe e il sedere e allora bisogna sgranchirsi un po andando a fare gli esercizi e le corse in palestra». «Loro subito si arrampicavano sulla fune. Noi non abbiamo la fune, ma la pertica. Che poi è un palo dritto molto resistente e molto lungo che tu ti arrampichi come una scimmia. Ma è altissimo. Allora tu ce lo fai fare poche volte e solo fino a metà palo perché se andiamo troppo in alto, quando poi cadiamo, cioè quando poi scendiamo, hai paura che scendiamo troppo in fretta e cadiamo e ci facciamo male». «Io non riesco ad arrampicarmi sulla pertica. Non so perché» «Perché tu non ti aiuti con le gambe. Non ti arrotoli alla pertica». «Poi nella lettura dice che facevano anche le capriole come noi».
«Però lui non è bravo, è goffo, vuol dire impacciato, non tanto bravo». «Allora un giorno la loro maestra gli fa fare proprio l’esercizio della sbarra. La maestra dice che è facile, ma lui sa che non è facile». «Lui inventa una scusa. Dice che gli fa male il labbro. Anche se non è vero. La maestra non ci crede e gli fa fare ugualmente la sbarra. Anche se ha le gambe che gli tremano dalla paura». «Lui dice che sta cadendo, la maestra lo incoraggia. Lui fa un passo, un altro. Perché il segreto della sbarra è mettere un piede esattamente davanti all’altro senza perdere l’equilibrio. E lui lo faceva benissimo. All’inizio. Poi la sbarra ha iniziato a muoversi, a oscillare, come un terremoto, e lui cade, batte a terra e non riesce più ad alzarsi».
«Allora la maestra lo aiuta ad arrivare al mucchio dei tappetini verdi su cui facevano prima le capriole e lui rimane lì fermo a vedere gli altri che continuavano a fare ginnastica, la sbarra ma anche altri giochi». «perché lui aveva paura a fare tutto». «No, perché lui si era fatto anche male». «Lui ci rimane un po’ male perché vede che gli altri ci riuscivano tutti con facilità a camminare sulla sbarra e lui non era riuscito». «Anche a me quando vedo che uno corre più forte di me o fa delle cose della palestra meglio di me, ci sto male. Ma ognuno è bravo a fare delle cose anche diverse. Nessuno è più bravo a fare tutto».

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