Il Piano regionale e le ruspe abbattono i villini storici
Lo scempio di Roma Già demolita una palazzina liberty al quartiere Coppedè, sono oltre 500 le autorizzazioni in attesa. Le deroghe e i premi in cubatura autorizzati in origine da Polverini e poi confermati da Zingaretti. Italia Nostra: «Il ministero dei Beni culturali, la Regione e il Comune fermino la distruzione»
Lo scempio di Roma Già demolita una palazzina liberty al quartiere Coppedè, sono oltre 500 le autorizzazioni in attesa. Le deroghe e i premi in cubatura autorizzati in origine da Polverini e poi confermati da Zingaretti. Italia Nostra: «Il ministero dei Beni culturali, la Regione e il Comune fermino la distruzione»
Il primo palazzo liberty a cadere sotto la furia delle ruspe è stato il villino Naselli, del 1930, nel quartiere Coppedè. Il prossimo potrebbe essere villa Paolina di Mallinckrodt, del 1922, su largo XXI Aprile. Via gli eleganti loggiati art decò, i portoni in bugnato, le colonnine in barocchetto, la parola d’ordine è soltanto una: ruspa. Se a Roma non bastassero le buche, la spazzatura e i piccoli feudi mafiosi, adesso è arrivato il turno della distruzione del patrimonio architettonico e culturale. Con tanto di autorizzazione a demolire e a ricostruire – perlopiù palazzoni in cemento di otto o più piani – perché il centro storico risulta incredibilmente non vincolato. E così gli appetiti dei costruttori si sono scatenati.
LE AUTORIZZAZIONI A demolire nel solo II municipio – quello che comprende Coppedè e Trieste, siti ricchi di tesori liberty – secondo Italia Nostra sono già nove, e una ventina quelle in itinere. Ma a essere minacciati sono i villini di tutti i quartieri storici, da Città Giardino a Prati, da Garbatella al Pinciano fino a Parioli e Ostia. In tutto 561 le richieste in città, ha calcolato la consigliera del I municipio Nathalie Naim, che ha ricostruito la mappa dello scempio grazie a un accesso agli atti e a un paziente lavoro di ricostruzione sulle cartine di Google Maps.
A incentivare le demolizioni è il Piano casa regionale elaborato tra il 2009 e il 2011 dall’allora governatrice Renata Polverini: in applicazione dell’omonima legge nazionale voluta da Berlusconi, permette di demolire e ricostruire con tanto di premio di cubatura. In deroga, prevede in più la Regione Lazio, al Piano regolatore di Roma capitale. Il Piano casa Polverini, inizialmente temporaneo, è stato sempre prorogato, fino a quando nel luglio scorso l’amministrazione Zingaretti lo ha reso permanente, all’interno del Piano per la rigenerazione urbana. I «premi» di cubatura concessi a chi demolisce in tutto o in parte vanno dal 35% fino addirittura al 60%.
E SE PUÒ AVERE UN SENSO abbattere e ricostruire in zone dove non c’è stata una programmazione urbanistica, l’allarme si accende quando a essere presi di mira sono gli edifici di maggior pregio. Il problema è che i villini e i palazzi di valore artistico e culturale inclusi nella cosiddetta «città storica» (non strettamente il centro storico, ma anche quartieri esterni come appunto Garbatella o Ostia) non sono coperti da vincolo.
Chi vende – poniamo il caso delle suore della Carità cristiana che possedevano villa Paolina di Mallinckrodt – deve solo avere l’accortezza di chiedere alla Soprintendenza di Stato se non sia interessata a porre un vincolo: se ha il nulla osta – e purtroppo la Soprintendenza spesso non manifesta il suo interesse a vincolare – il valore del bene sale immensamente perché i futuri compratori (i costruttori) potranno applicare il Piano casa. «Al posto della villa su Largo XXI Aprile – denuncia Cristina Rinaldi, del Comitato Salviamo villa Paolina – verrà costruito un palazzo di otto piani, con due interrati. Un mostro totalmente decontestualizzato rispetto alla storia del nostro quartiere».
MA GLI ESEMPI DI scempio prossimo venturo sono tanti, e fanno rizzare i capelli. Nathalie Naim racconta del caso di Piazza Caprera, gioiello del quartiere Trieste, edificata nel 1908: «Ho recuperato i piani di inizio secolo, disegnati e scritti a mano: tutto era pensato, c’era un’idea di città – spiega – Adesso un costruttore ha avuto l’autorizzazione ad abbattere parte di un palazzo che dà sulla piazza, per costruirci sopra una struttura in vetrocemento che di notte si illumina come una discoteca». Per un nulla osta che è riuscita a far negare a un altro imprenditore, la consigliera Naim è stata minacciata: «Vengo a cercarti sotto casa», mi ha detto.
La fantasia del Piano casa è senza limiti, perché è prevista anche la possibilità di «delocalizzare» il premio in cubature: in zona Prati un villino storico su via Pompeo Magno per fortuna non verrà toccato, ma potrà «superfetare» un altro palazzo proprio accanto, nel giardino.
QUALI LE POSSIBILI soluzioni? Vanna Mannucci, vicepresidente di Italia Nostra, che da tempo si batte contro lo scempio dei villini, spiega di aver ottenuto finalmente un incontro il 30 marzo prossimo al ministero dei Beni culturali, presente anche il Soprintendente di Roma Francesco Prosperetti. «Chiederemo che si solleciti la Regione Lazio a porre dei vincoli in tutte le zone di valore storico e culturale – spiega – E sollecitiamo a muoversi anche il Comune, con l’assessore Luca Montuori. Bisogna tutelare le bellezze di Roma, dobbiamo fermare le ruspe».
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