C’è stato un grande laboratorio d’innovazione della musica italiana, negli anni Sessanta, in un palazzone lungo al dodicesimo chilometro della via Tiburtina, la sede della Rca, coi suoi due studi di registrazione dove potevi trovare a fare i turnisti l’americano Bill Conti e l’argentino Gato Barbieri e ti confrontavi con arrangiatori come Ennio Morricone e autori come Franco Migliacci e Sergio Bardotti. In quel cenacolo d’artisti è maturato un musicista di Buenos Aires d’origini ebraico-bulgare, nato nel 1933, trasferitosi prima a Parigi e poi a Roma, Luis Enrique Bacalov. Aveva incominciato suonando il pianoforte nei night club della Ville Lumiere...