Il pianeta inospitale e la deregulation
Si è svolta dal 7 al 9 Settembre ad Ascona la conferenza annuale della Fondazione Eranos. Il tema proposto è quanto mai attuale: «I simboli della Terra. Il pianeta inospitale e il pensiero di una nuova abitabilità». Gli studiosi intervenuti hanno condiviso questa preoccupazione: come produrre progetti da realizzare concretamente, senza sentirsi prigionieri impotenti di un ragionamento analitico che da sé non riesce a produrre effetti?
Nel suo complesso e ricco intervento, il presidente della fondazione Fabio Merlini ha posto, tra molto altro, tre questioni.
La prima è il dominio della linearità temporale, del tempo scandito da un’esteriorità dissociata dall’interiorità, consono alla società performante. La ciclicità, il tempo dell’agricoltura (ben rappresentato nel mito di Demetra e Persefone) e più in generale dei fenomeni naturali che ci sono più familiari, è ignorato. Eppure è proprio la ciclicità -il perdere e ritrovare l’oggetto desiderato, il tempo di attesa che rende significativo l’incontro (ma anche l’inatteso)- a formare il nostro senso della cura di ciò che amiamo a partire dal luogo in cui dimoriamo.
L’accelerazione progressiva a cui è assoggettata la società performante, è sinergica con l’«infinita distrazione», la seconda questione posta da Merlini. Ci si concentra su temi estranei ai reali problemi della collettività, la cui forza attrattiva deriva dalla loro idoneità a produrre evasione, distrazione dalla realtà.
La terza questione è il privilegio accordato alla salute fisica, a scapito del pensiero critico, della coscienza. Prevale l’idea, insieme ingenua e convincente nella sua potenza semplificante, che curare il corpo significa automaticamente curare il “cervello” (entità concreta a cui è ridotta la mente), che “nutrirsi sano” significa nutrire anche le emozioni e il pensiero. L’umanità incosciente di sé e del mondo non è in grado di creare un rapporto rispettoso con la natura.
Non mancano né la creatività né le risorse necessarie per affrontare il disastro ambientale. Ma non le useremo in modo adeguato e tempestivo se continueremo a distrarci, se non rimuoveremo le condizioni che ci impediscono di avere una coscienza del mondo onesta, critica e chiaroveggente. Queste condizioni coincidono con tutto ciò che avversa lo scambio paritario delle differenze e la nostra distribuzione nello spazio fisico e psichico della terra secondo le leggi della musica: l’equilibrio dinamico, in movimento, tra serenità e tempesta, tra armonia e passione tumultuosa.
Il gioco delle relazioni di scambio è sempre più minato e invalidato da un processo di indifferenziazione, clonazione uniformante dei sentimenti e dei pensieri. Le cause della distruzione delle differenze sono molteplici: la plutocrazia che produce estrema precarietà sociale, dissolve i legami solidali in relazioni di servitù e distrugge la cultura e la società civile (il luogo per eccellenza della diversità nella parità dei cittadini); la digitalizzazione/automazione dell’esperienza che sottomette tutti a schemi mentali/comportamentali che possono essere calcolati, predeterminati e riprodotti intenzionalmente; la riduzione estrema del tempo libero destinato alle relazioni erotiche, amicali e culturali; la sparizione dei piccoli spazi conviviali a favore delle grandi platee della comunicazione anonima, compulsiva.
Queste cause si alleano tra di loro, è difficile stabilire il loro principio. Tuttavia poiché l’analisi cerca di ampliare lo sguardo, ma la ragione politica non può consistere senza un nemico, è opportuno, per restituire alla Polis la sua centralità, nominarlo.
Nella società attuale tutto e cominciato a incancrenirsi con il liberismo (a prescindere dai motivi che l’hanno favorito). La deregulation ha spostato decisamente il centro di gravità della società dai desideri ai bisogni materiali e l’ha resa emotivamente e mentalmente instabile, ottusa e banale.
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