Il pensionato “eroe” con la pistola non convince gli inquirenti
Vaprio d'Adda (Mi) Si complica la posizione di Francesco Sicignano, il sessantacinquenne che due giorni fa ha ucciso un ladro di 22 anni che stava entrando nella sua villetta. Sulla vicenda, strumentalizzata da leghisti e destre varie, interviene anche il viceministro della Giustizia Enrico Costa (Ncd) dicendo che si potrebbe aprire una discussione sul concetto di legittima difesa: "Se si spara in casa perché si teme per la propria incolumità, ci si può pensare"
Vaprio d'Adda (Mi) Si complica la posizione di Francesco Sicignano, il sessantacinquenne che due giorni fa ha ucciso un ladro di 22 anni che stava entrando nella sua villetta. Sulla vicenda, strumentalizzata da leghisti e destre varie, interviene anche il viceministro della Giustizia Enrico Costa (Ncd) dicendo che si potrebbe aprire una discussione sul concetto di legittima difesa: "Se si spara in casa perché si teme per la propria incolumità, ci si può pensare"
Il fatto di cronaca è da manuale. Francesco Sicignano, pensionato di 65 anni, uccide con un colpo di pistola un ladro di 22 anni che sta per introdursi nella sua villetta di Vaprio d’Adda, al confine tra Milano e Bergamo. Lo sparatore dice di aver subito altri tentativi di furto e di aver colpito per legittima difesa: se l’è ritrovato davanti e ha avuto paura anche per i suoi familiari. Ha raccontato questo, ma prima di essere smentito dalle ricostruzioni del pubblico ministero. Il ragazzo ucciso a bruciapelo è un giovane albanese, inutile aggiungere cosa possa significare questo particolare in un periodo in cui domina la retorica dell’invasione. I vicini di casa solidarizzano e invocano il far west e per le destre variamente rappresentate è come tirare un calcio di rigore a porta vuota: parte una fiaccolata non proprio spontanea per applaudire il gesto dello sparatore, che ricambia affacciandosi al balcone con un sorriso, e Matteo Salvini passa all’incasso su tutti i media disponibili (cioè tutti).
La sinistra, o un pensiero che abbia ancora il coraggio di definirsi tale, sostanzialmente tace, o abbozza ragionamenti che ormai la “gente” non comprende più dopo che per venticinque anni l’ideologia della paura è stata agitata da tutti coloro che hanno cercato di vincere facile giocando sporco: politici di governo o di opposizione, a deriva interscambiabile.
I dettagli che emergono dalla procura di Milano purtroppo risultano poco significanti, sia per l’opinione pubblica che per i politici che si stanno preparando per le prossime elezioni di primavera che si giocheranno anche sul tema dell’insicurezza (percepita). E dire che la posizione di Francesco Sicignano si va complicando di ora in ora. Nella sua abitazione non sono stati trovati segni di effrazione, significa che il ladro (disarmato) è stato colpito fuori e non dentro casa. Il proiettile che ha colpito il ragazzo avrebbe una traiettoria dall’alto verso il basso, significa che il pensionato quando ha sparato era in cima alle scale esterne all’abitazione e il ladro poco più in basso. Sembra che il pm si sia rivolto all’indagato (accusato di omicidio volontario) dicendogli “scusi, ma lei è salito su una sedia per sparare?”. Gli esami balistici del caso diranno ciò che è evidente: il ladro non era in casa. Ma queste sono questioni processuali che purtroppo non cambiano l’ordine del discorso. Sempre lo stesso discorso.
Logico che sia così per i campioni della “giustizia fai da te”. Per Matteo Salvini il ladro se l’è cercata, Daniela Santanché avrebbe sparato volentieri e Roberto Maroni si è impegnato a pagare le spese processuali del pensionato. Più interessante, invece, gettare uno sguardo sulle poche reazioni del centrosinistra. Si potrebbe quasi tirare un respiro di sollievo dopo aver ascoltato il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Quando la magistratura indaga – ha precisato in tv – la politica deve tacere. Fare del pensionato un eroe penso sia un errore, innanzitutto per la persona e per le dinamiche che non sono chiare”. E però, “chi si trova in casa qualcuno ha una reazione comprensibile ma il codice dice che ci deve essere una proporzionalità”.
A parlare di codice, entrando in dettagli meno rassicuranti, è stato proprio un esponente del suo governo. Enrico Costa, viceministro della Giustizia in quota Ncd. La sua, per ora, è solo una riflessione. Ma è questa: “I tempi cambiano e le leggi si devono adeguare. Una volta il proprietario si svegliava di notte e il ladro fuggiva, oggi se si sveglia il ladro reagisce. Anche la percezione delle vittime potenziali cambia, perché sanno di avere di fronte una criminalità più agguerrita”. Significa che sul tema della legittima difesa il fascicolo e un’idea pure: una proposta che “legittima l’uso delle armi per chi si trova costretto a difendere il proprio domicilio contro una intromissione ingiusta, violenta o clandestina”. Per essere espliciti, “se uno insegue il ladro in strada e gli spara, non potrà mai essere considerata legittima difesa. Se si spara in casa perché si teme per la propria incolumità o libertà, ci si può pensare”. E dovranno pensarci anche tutti coloro che per distanziarsi da Salvini & Co. da anni vanno dicendo che “la sicurezza non è di destra o di sinistra”.
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