A metà dell’Ottocento Thomas Carlyle definendo l’economia una «dismal science» (scienza triste) non criticava tanto il sistema economico basato sul mercato, quanto le previsioni pessimistiche dei maggiori economisti dell’epoca, come Malthus e Bentham: studiosi che nelle loro analisi mettevano in secondo piano la capacità costruttiva e creatrice della persona così come la possibilità che la società fosse mossa da forze non riconducibili al solo interesse materiale. Di fronte a queste chiavi di lettura, lo stesso Carlyle arrivò a parlare di «pig philosophy» (filosofia dei maiali), una teoria che escludeva qualunque visione ideale dalle motivazioni dell’agire umano. ALL’EPOCA della riorganizzazione in...