«Il Pd sta tradendo il suo elettorato» Così Sel sperimenta l’asse con il M5S
Airaudo Opposizione sotto botta. E la Fiat? "Estremista"
Airaudo Opposizione sotto botta. E la Fiat? "Estremista"
Gli F35, il caso kazako e gli insulti alla ministra Cécile Kyenge. Fino al lavoro, con i «contratti Expo» che il governo vorrebbe varare per liberalizzare i rapporti a termine. Sel è all’opposizione e su alcuni di questi temi sta tentando, spesso in alleanza con i Cinquestelle, di arginare gli «eccessi» (chiamiamoli così) che vengono dalla maggioranza di larghe intese. Ne abbiamo parlato con il deputato Giorgio Airaudo.
Sugli F35 purtroppo non siete riusciti a spuntarla.
Sì, gli F35 solo per quest’anno comportano una spesa di 502 milioni di euro, che si potevano investire più utilmente altrove.Non si capisce neanche la scelta industriale: avremmo avuto più posti di lavoro e coerenza con l’articolo 11 della Costituzione se avessimo scelto gli Eurofighter, mentre gli F35 hanno un carattere prettamente offensivo. Inoltre si tagliano fuori gli ingegneri, e si prevedono difficoltà per lo stabilimento Alenia di Caselle, mentre si sceglie di aprirne uno nuovo a Cameri. Una contraddizione, come quella, più generale, di selezionare De Gennaro per la presidenza di Finmeccanica e confermare Pansa come ad. È chiaro che si vorranno concentrare più sul militare che sul civile, ma è una scelta sbagliata. Finmeccanica è il secondo gruppo manifatturiero in Italia dopo la Fiat, con 68 mila dipendenti, di cui 6 mila nel civile. Si potrebbero ad esempio implementare le potenzialità di Ansaldo Energia, per creare delle smart city, città autosufficienti sul piano energetico.
Il Pd sugli F35 si è diviso.
Io penso che faccia bene chi nel Pd ha votato contro. Sugli F35 c’era l’impegno della nostra coalizione, «Italia bene comune», di rivedere e sospendere il piano. È chiaro che si sta tradendo un patto, quel mandato.
Quindi adesso provate un asse con i Cinquestelle. Avete agito in sintonia sia sugli F35 che sulla questione kazaka.
Io mi auguro sempre che quel governo di cambiamento per cui i nostri elettori avevano votato si possa riproporre. La nostra coalizione aveva chiesto un voto per cambiare, ma poi i numeri non erano sufficienti, e così si è consumata una grave rottura con l’elettorato di centrosinistra. Con il M5S tentiamo terreni comuni, nella reciproca autonomia, restando sul merito: l’affaire kazako, gli F35, la Tav.
Eppure nel caso Kyenge Sel ha chiesto le dimissioni di Calderoli, l’M5S no. È un tema sensibile anche questo, non vi crea difficoltà nei rapporti?
Ma certo, nessuno dice che sia automatico sovrapporre la sinistra tradizionale e di movimento con i Cinquestelle. Sull’immigrazione hanno posizioni diverse dalle nostre. Così come mi sono sembrati conservatori su un altro tema: la possibilità che il giudice converta la carcerazione in pena alternativa, in caso di condanne sotto i 4 anni. Li incalziamo, si discute. E comunque, riesco meglio a lavorare con loro che con Daniela Santanché: e francamente è assurdo che dal Pd ci critichino per i nostri rapporti con il M5S, quando loro governano con il Pdl.
Che ne dite dei nuovi «contratti Expo» che propone il governo? Il sindacato mi pare in difficoltà, e l’opposizione, anche Sel, mi sembra un po’ muta.
Le deroghe che propone il governo non vanno bene: dobbiamo puntare sull’occupazione di qualità, unica a poter rilanciare la crescita. Detto questo, non è facile fare opposizione a un governo che sembra debole, ma che invece è molto «sorretto» sui temi economici: dai mercati, dalle banche, dall’emergenza.
Con Airaudo non si può non parlare di Fiat. La Fiom ora deve aprire a Marchionne, dopo la sentenza della Consulta?
La Consulta ha ristabilito il diritto alla libertà dei lavoratori di iscriversi al sindacato che vogliono, e di essere sempre rappresentati, incrinando la pietra angolare su cui si era costruita la discriminazione della Fiom. E stiamo attenti: da Pomigliano a Mirafiori, fino alla Bertone, i lavoratori hanno sempre dato alla Fiom molti più consensi di quelli che ci si poteva aspettare in base agli iscritti. Marchionne ha poi cambiato le regole in corsa, facendo votare per l’estensione del contratto solo le Rsu e non tutti i lavoratori. Ora, se non si dovesse discutere, non è a causa della Fiom, che si siede sempre ai tavoli, ma perché i veri estremisti stanno dentro la Fiat.
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