C’è una foto che meglio d’altre rende l’idea del personaggio. E’ un’istantanea nitida, non certo sfuocata. E’ una immagine non lontana nel tempo. Ma che, forse, dalle parti del Nazareno non hanno visto a dovere oppure è stata nascosta per bene.

LAMEZIA TERME, 3 novembre 2014, presentazione della candidata della destra alle regionali, Wanda Ferro. Al tavolo della presidenza, tra volti sorridenti e gioviali, c’è la crème de la crème della destra nazionale e regionale che fu missina (Fabio Rampelli, Gianfranco Turino, Ferro) e berlusconiana (Giovanni Toti, Jole Santelli). E al centro c’è lui, sullo sfondo il manifesto azzurro Arcore: «Calabria, Avanti Tutta». Pippo Callipo li voleva tutti attorno a sè per annunciare che lui, ex presidente di Confindustria, già candidato alla regione con Di Pietro 5 anni prima, ora svoltava a destra. Lo faceva per Wanda, «la pasionaria nera», militante missina sin dagli anni’80. «Vedo in lei una persona pulita, decisa, una donna con le idee chiare che sono certo realizzerà un programma che ho condiviso pienamente».

Cinque anni più tardi il re del tonno «accetta la sfida», usa più o meno le stesse parole, ma stavolta con il Pd. Una inversione a U verso i democratici. Che in piena confusione, provano ad uscire dal pantano e si adagiano su una figura buona per tutte le stagioni. Nicola Zingaretti ci prova pure ad eccitare gli animi degli elettori calabresi: «La candidatura di Callipo è l’elemento di grande novità politica e di spinta al cambiamento di cui la Calabria aveva bisogno. La sua storia personale di imprenditore può innescare quella rivoluzione dolce, democratica e innovatrice che una regione bellissima richiede a gran voce. Il Pd lo sosterrà con il massimo impegno e garantirà la stessa carica innovatrice e rigeneratrice che mette in campo la sua candidatura».

MA LE IPERBOLI del segretario denotano imbarazzo. In 20 giorni i dem hanno fatto piroette da circo: prima con la candidatura di Florindo Rubbettino, su suggerimento di Agazio Loiero, l’ex presidente che 10 anni fa prese il triplo dei voti di Callipo, poi sondando il nome di Maurizio Talarico, il mister cravatta sponsorizzato dal premier Conte, ben presto sacrificato, che ieri ha annunciato il ritiro. Infine, lanciando Callipo che sarebbe, sulla carta, gradito anche ai 5S.

MA IN CASA GRILLINA è in atto una crisi di nervi. I parlamentari fanno quadrato sull’economista Francesco Aiello, ammaccato per la questione della villetta abusiva dove vive da trent’anni. Beppe Grillo spingerebbe invece per l’accordo, sul modello umbro. A mediare sarebbe la sottosegretaria al Mibact, Anna Laura Orrico, deputata grillina di Cosenza, che di Callipo è pure dipendente d’azienda. La navigazione si preannuncia agitata. Callipo dovrà vedersela con una destra strafavorita e con avversari insidiosi nel proprio stesso campo. A partire dal presidente uscente Mario Oliverio. La settimana prossima ufficializzerà la ricandidatura. Con sé si porterà mezzo Pd: le federazioni di Cosenza e Crotone lo seguiranno insieme a decine di sindaci. C’è poi la candidatura ecologista del geologo Carlo Tansi che pescherà a sinistra e tra i grillini delusi.

MALGRADO CIÒ, CALLIPO appare fiducioso: «Uniamoci in questa battaglia di legalità, trasparenza e rinnovamento, con coraggio senza badare a rendite di posizione. Il mio è un invito a partiti, movimenti e sindacati». Tuttavia, il suo rapporto con le organizzazioni sindacali non è mai stato rose e fiori. Specie con la Cgil: «E’ sempre stato un padrone che ragionava in termini ottocenteschi – rammenta Delio Di Blasi, della direzione regionale Cgil – ha sempre firmato gli accordi solo con la Cisl, ci proponeva un welfare aziendale che minava alla radice il contratto collettivo nazionale e l’universalismo dello stato sociale. Insomma, un conservatore, con modalità di relazioni sindacali da padrone delle ferriere».

Ora tutti aspettano le mosse della destra. Sondaggi alla mano dovrebbe prendere il 50%. Ma non ha ancora un candidato a soli 25 giorni dalla presentazione delle liste. E’ atteso un incontro risolutivo tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni per risolvere la grana Calabria. Prima che una vittoria già in tasca sfugga di mano come una saponetta.