«Non capisco come si può essere al governo con Berlusconi e avere paura di essere qui». Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, torna ad attaccare il partito democratico, e lo fa dalla storica piazza «rossa», San Giovanni. L’ultimo dei paradossi – ma in Italia si realizzano, si sa – è che alla manifestazione degli operai, il leader del Pd Guglielmo Epifani, ex segretario Cgil, non si è fatto vedere manco in cartonato. I metalmeccanici ieri hanno sfilato in corteo a Roma, per chiedere «un cambiamento, subito» al governo Letta: nuove politiche economiche e del lavoro, attenzione ai diritti. Tra le 50 mila e le 100 mila persone, ma la piazza visibilmente non era piena. Bisognerà anche capire, a freddo, come mai mancavano gli studenti e i tanti precari che pure Landini aveva invitato. Contenuti belli e condivisibili, urgenti: ma il corteo era composto solo e soprattutto da tute blu e dallo zoccolo duro della sinistra – dai piddini anti «inciucio» fino a Sel e Prc-Pdci, inclusi pezzi di M5S – ma non si sono visti i movimenti, se non qualche bandiera di Action e No Tav.

[do action=”quote” autore=”Maurizio Landini”]«Non capisco come si può essere al governo con Berlusconi e avere paura di essere qui» [/do]

Landini ha rivendicato la centralità della piazza operaia: «Siamo la parte migliore del Paese, per noi pagare le tasse è un diritto». «Ogni volta che parliamo di diritti salta fuori il bocconiano di turno che ha studiato e dice: “ma dove si trovano i soldi?”. Io non ho studiato tanto ma le cose vanno cercate dove sono. La Banca d’Italia spiega che negli ultimi 20 anni c’è stato un passaggio di 15 punti di Pil dai salari ai profitti e alle rendite, pari a 230 miliardi di euro. Soldi che non sono finiti negli investimenti ma nella rendita finanziaria e nella speculazione. Bisogna ripartire da lì».

La Fiom chiede quindi una «reale redistribuzione della ricchezza», e Landini critica la riforma dell’Imu: «È vero, era una tassa fatta coi piedi – dice – Ma non credo che il vero problema sia cancellarla per tutti. Le ricchezze, dove ci sono, vanno tassate. A partire dalle rendite finanziarie».

Quindi lo scollamento del governo, in primis del Pd, dai problemi reali del Paese: «Trovo folle che dopo l’esperienza Monti, bocciata alle elezioni, ci ritroviamo al governo sempre le stesse forze politiche, mentre il voto popolare si era espresso per un vero cambiamento. E infatti l’astensionismo dilaga». La «cura», per Landini, sta nella Costituzione: «Dobbiamo difenderla, e non accettare che la Ue ce la stravolga. Ma, al contrario, dobbiamo essere noi a estenderla in Europa. Noi della Fiom saremo con Rodotà e Zagrebelsky il 2 giugno a Bologna».

In concreto, quello che il governo Letta deve fare subito, è «investire sul lavoro: contrattando in Europa un allentamento dei vincoli di bilancio, e per esempio spingendo i fondi pensione a investire i loro 100 miliardi, che sono soldi di lavoratori e imprese, su titoli e aziende italiane». E poi: «Cancellare l’articolo 8; tornare alla tutela piena dell’articolo 18, che è stato stravolto. Defiscalizzare i contratti di solidarietà e rimodulare gli orari per bloccare i licenziamenti. Estendere a tutti la cassa integrazione ordinaria, così da non dover più mettere risorse sulla cassa in deroga, e poter finalmente istituire il reddito di cittadinanza. E poi estendere i diritti di cittadinanza: è assurdo che possano votare gli italiani all’estero e non gli immigrati che da tanti anni vivono e lavorano in Italia».

Dal palco hanno parlato diversi operai, tra i quali quelli della Fiat di Pomigliano, oggetto di un braccio di ferro infinito con l’ad Sergio Marchionne. Molto applaudito l’intervento della cantante Fiorella Mannoia. «Queste facce sono quelle che avrei voluto vedere alla guida del Paese. Penso che insieme noi ce la possiamo ancora fare – ha detto – Le risorse per il lavoro si possono trovare mettendo mano alle spese militari. Solo un casco da pilota di un F35 costa circa 500 mila euro. E noi siamo ancora in Afghanistan: non sono bastati migliaia di morti, gli oltre 2 milioni di euro che spendiamo ogni giorno».

Gino Strada, di Emergency, ha parlato della povertà: «Abbiamo assistito a una cosa vergognosa sul piano politico – ha detto – Anche l’Italia è un Paese in guerra. C’è una guerra contro i poveri, i cittadini, che ogni giorno fa migliaia di vittime».

Infine, applauditissimo come sempre negli ultimi mesi, è intervenuto Stefano Rodotà, che è tornato a difendere la Costituzione e ha messo in guardia dal progetto di introdurre il presidenzialismo. Poi ha smontato la propaganda del Pd sulla «pacificazione nazionale», quella che dovrebbe giustificare l’”inciucio”: «Dobbiamo pacificarci con chi? Per tutelare quali interessi? Abbiamo sentito tante volte la parola “sacrifici”, ma io voglio fare due domande: sacrifici perché? E per chi?».