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«Il Pd delle Marche si divide? Sgomberi il campo, ha fallito tutto»

«Il Pd delle Marche si divide? Sgomberi il campo, ha fallito tutto»Edoardo Mentrasti, candidato presidente delle Altre Marche - Sinistra unitaria

Regionali Mentrasti, candidato delle Altre Marche - Sinistra unitaria: da loro nessuna risposta alla crisi industriale, serve un piano per le piccole imprese

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 3 maggio 2015

«Uno dei principali fallimenti del governo regionale uscente, e cioè del presidente Spacca e del Pd è la rovinosa caduta della presenza industriale nelle Marche». Per Edoardo Mentrasti, candidato presidente per ’Altre Marche – Sinistra unita’ il mito della regione «dello sviluppo senza fratture» è ormai archiviato: «Interi pezzi di industria cedono. Il caso della Whirlpool è emblematico: ha rilevato l’industria della famiglia Merloni, grande amica di Spacca e del Pd. Quando noi, con la Fiom, denunciavamo i rischi dell’entrata del colosso americano, Renzi la definiva ’un’operazione fantastica’. E invece è stata un doppio fallimento: della politica industriale regionale, che non ha garantito la riconversione, e della politica industriale nazionale. Ma ci sono altri esempi: la vendita di Poltrona Frau agli americani, un pezzo dell’economia marinara delle Costruzioni Navali ai cinesi. La politica industriale si è affidata alla delocalizzazione dei grandi gruppi, chiamandola internazionalizzazione, sostenuta da Spacca e dal Pd. E si è rivelata un fallimento.

Lei al posto di Spacca cosa avrebbe fatto?

Noi proponiamo una politica di credito e di rete per le micro e le piccole imprese e quelle artigiane. Un piano del lavoro contro la crisi che nelle Marche significa 130mila cittadini a rischio di povertà, e maggiori contratti precari rispetto alla media nazionale. Un piano articolato fra agricoltura, risanamento edilizio per nuovi alloggi popolari e risanamento idrogeologico. E infine, per disoccupati strutturali e precari, reddito sociale a 600 euro.

Il presidente dem Spacca si presenta con Forza Italia e contro il suo ex partito, il Pd. Che a sua volta ha ritirato gli assessori e si presenta con l’Udc.

Ma l’assessore dell’Udc è rimasto al suo posto. Il Pd ha drammatizzato lo scontro con Spacca per purissime ragioni elettorali, ma è solo una messinscena per raccattare voti: sono cinque anni che governano insieme, e fra loro non c’è nessuna differenza programmatica: le politiche di Spacca sono quelle del Pd. Il Pd si è rotto per questioni di potere: Spacca voleva continuare a governare, il Pd voleva cambiare cordata.

Le Marche sono state il laboratorio delle larghe intese nazionali. Ora che il Pd è esploso, cosa resta?

In realtà il vero punro non erano le larghe intese ma la deriva centrista del Pd. Già allora il gruppo dirigente ex Ds scelse il rapporto con il centro non perché fosse decisivo ma perché era congeniale alla sua nuova natura. È tuttora così. Nelle Marche c’è stata un’anticipazione della mutazione genetica del Pd.

Ora Pd rischia davvero di perdere?

I risultati del governo di Spacca e del Pd sono disastrosi. Sarebbe ora che sgomberasse il campo per liberare energie e idee. Hanno fallito. Si parla tanto delle Marche come di una regione virtuosa sul piano finanziario, ma allora perché i servizi sanitari sono sempre più scadenti? Pronto soccorso che scoppiano, liste di attesa, prevenzione territoriale al palo, case della salute, fiore all’occhiello dell’azione riformatrice, ancora da costruire.

Anche la sinistra marchigiana è stata uno dei primi laboratori unitari. Oggi, a differenza di altre regioni, dalle divisioni del Pd nessuno bussa da voi.

La ricchezza e l’articolazione delle Altre Marche non ha nulla da invidiare a nessuno perché, oltre ai comitati Tsipras e Sel, Prc e Pcdi, ci accompagnano, pur a titolo personale, esponenti della Fiom comitati dell’acqua, liste civico-sociali che non sono mai state di sinistra, per esempio a Falconara. Un giovane di Libera, Filippo Cingolani, si è candidato a Ancona. Quanto al Pd, a me sono in molti quelli che dicono che non hanno intenzione di seguire Renzi. E le cose non sono messe bene co chi ha governato. Insomma, segnali di sofferenza ci sono, anche se non sono precipitati nel ceto politico

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