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De Petris: «Il Parlamento faccia luce sui traffici governo-petrolieri»

De Petris: «Il Parlamento faccia luce sui traffici governo-petrolieri»

Sinistra italiana Proposta l'istituzione di una Commissione bicamerale d'inchiesta sui rapporti tra governo, amministratori e petrolieri

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 6 aprile 2016

«Emerge una gigantesca questione morale, un perverso intreccio tra affari e politica». Così Sinistra italiana spiega le ragioni che le fanno chiedere una commissione bicamerale d’inchiesta sui rapporti tra governo, amministratori e petrolieri. La proposta, presentata ieri, e lanciata a tutti i gruppi parlamentari perché la condividano, è stata redatta anche da Loredana De Petris, a capo del gruppo misto di Palazzo Madama, di Si.

Una commissione bicamerale ha poteri ispettivi, non avete timore di pestare i piedi alla magistratura che indaga?

No possono tranquillamente andare in parallelo. Non ci vogliamo sostituire alla magistratura ma non esistono solo i reati penali, la politica non può andare a rimorchio e ciò che emerge è un congegno capillare e ben oliato molto più che opaco e meticoloso.

In che senso meticoloso?

Emerge un sistema che coinvolge anche amministratori e funzionari locali, come all’Arpad Basilicata, non si tratta solo di una ministra e dei suoi rapporti con il fidanzato. Ad esempio tornando alla famosa notte dell’emendamento, dove solo Uras e D’Alì fecero dichiarazioni di voto contrario, andando a rileggere il resoconto della seduta abbiamo verificato che era improvvisamente spuntato un sub-emendamento, sempre del governo, teso a estromettere completamente il ministero dell’Ambiente. Bisogna vederci chiaro perché qui non siamo di fronte a un infortunio, un passo falso, ma invece a un meccanismo dove tutto era pianificato, previsto, studiato nel dettaglio. Del resto Guidi non è neanche indagata, si è dimessa da sola.

Cosa intendete accertare in particolare?

Vogliamo indagare quello che sembra un sistema di rapporti, oltre che di scambi di favori, di operazioni nelle quali potrebbe essere stato leso il principio dell’imparzialità della pubblica amministrazione, potrebbero essere stati privilegiati interessi personali e anche di compagnie che non sono neanche nazionali come Shell e Total, anteponendo i loro interessi a interessi generali.

Non è l’unico settore dove si intravedono commistioni di interessi, basti pensare al sistema delle porte girevoli tra industria armiera e settore Difesa. Perché indagare solo sui petrolieri?

Esiste una particolarità nel settore estrattivo che riguarda i controlli e il monitoraggio ambientale. Di fatto l’Eni controlla se stesso e insieme le altre compagnie. Quanto petrolio viene estratto in Italia negli impianti offshore? Non c’è mica un contatore come a casa. Le compagnie lo certificano da sole e questo è legato al pagamento delle royalty con il meccanismo della franchigia, che non c’è negli altri paesi. Da noi oltre il 50 per cento delle piattaforme non pagano perché producono così poco che sono all’interno della franchigia. Così non devono smantellare l’impianto e bonificare. E questo è uno dei tesoretti che sta alla base di tutto il sistema.

Sì ma qual è lo scopo finale di questa commissione d’inchiesta che chiedete? Una proposta di legge in materia?

Sul sistema delle concessioni non c’è solo l’oggetto del quesito referendario, cioè le concessioni cosiddette eterne. È vero che il governo per smontare la portata del referendum ha ripristinato il divieto entro le 12 miglia ma potrebbero sempre essere autorizzati nuovi pozzi. Bisogna sicuramente aumentare le royalty, inserire norme molto più severe sulle verifiche d’impatto ambientale. Bisogna riformare le agenzie ambientali, oltre ad approvare la legge sul conflitto d’interesse e normare il lobbismo. Ma il nostro obiettivo di fondo è riorientare la politica energetica del governo che doveva puntare sulle rinnovabili e invece è stato condizionato su scelte strategiche da interessi neanche nazionali. E non alla luce del sole come le lobby che si vedono altrove.

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