Papa Ratzinger, tre mesi fa, lo aveva invitato a non venire a Roma per partecipare al Conclave e aveva immediatamente accettato le sue dimissioni anticipate da arcivescovo. Papa Bergoglio, ieri, lo ha spedito in esilio lontano da casa per un periodo di preghiera e penitenza. E poi si vedrà. Il protagonista è il cardinale scozzese Keith Patrick O’Brien, ex arcivescovo di Edimburgo, prima accusato e poi reo confesso, di aver molestato sessualmente quattro preti della sua diocesi negli anni ’80 – uno dei quali ha poi lasciato il ministero nel 2003, l’anno in cui O’Brien venne nominato cardinale da Papa Wojtyla -, quando erano giovani seminaristi o freschi di ordinazione presbiterale: «Fra un seminarista o un prete e un suo superiore c’è un rapporto squilibrato, lui è il capo, esercita su di te un grande potere», raccontò una delle vittime.
«Per le stesse ragioni per cui decise di non prendere parte all’ultimo Conclave, il card. O’Brien, d’intesa con il Santo Padre, nei prossimi giorni lascerà la Scozia per alcuni mesi di rinnovamento spirituale, preghiera e penitenza», spiega la nota della sala stampa vaticana, talmente asettica da non nominare nemmeno le cause dell’allontanamento forzato. «Ogni decisione circa la destinazione futura del cardinale – aggiunge il comunicato – sarà da concordare con la santa sede».
Oltre le parole all’insegna della “tolleranza zero” pronunciate nella Giornata nazionale dei bambini vittime di violenza, si tratta del primo atto sulla questione pedofilia di Bergoglio che lo scorso 5 aprile ricevendo in udienza mons. Gerhard Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede – che ha la gestione dei casi più gravi – aveva raccomandato di seguire la linea inaugurata da Ratzinger: promuovere misure di protezione dei minori e avviare «i procedimenti dovuti nei confronti dei colpevoli».
Per ora la punizione si limita ad un allontanamento temporaneo. Ma pare poco probabile che in Vaticano si prendano provvedimenti più severi nei confronti di O’Brien, che forse dovrà solo rinunciare a quello che era il suo progetto: trascorrere la vecchiaia in una casa canonica a Dunbar, piccola località balneare scozzese.
Intanto da Savona una delle vittime italiane dei preti pedofili, Francesco Zanardi, fondatore della rete L’abuso annuncia: presto partirà, da parte di chi ha subito molestie, una “class action” contro la Chiesa italiana, chiedendo ai vescovi delle diocesi coinvolte risarcimenti ed indennizzi per le violenze sofferte. Come è accaduto già in altri Paesi, a partire dagli Usa, dove diverse diocesi – Los Angeles, Boston Portland, Milwaukee – sono finite sul lastrico.