Italia

Redipuglia, “il papa si ricordi dei disertori”

Redipuglia, “il papa si ricordi dei disertori”Il sacrario militare di Redipuglia

Grande guerra Undici preti del nord-est chiedono a Bergoglio di commemorare anche chi si rifiutò di obbedire

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 13 settembre 2014

I disertori e gli obiettori di coscienza che hanno rifiutato gli ordini dei generali di uccidere e distruggere sono stati i veri eroi della prima guerra mondiale. Il papa si ricordi di loro e li nomini «esplicitamente». Chiedono anche questo a Francesco, che stamattina sarà in visita in Friuli Venezia Giulia, al sacrario militare di Redipuglia, per il centenario dell’inizio della grande guerra, 11 preti di «frontiera» del nordest – fra cui Albino Bizzotto dei Beati i costruttori di pace e Pierluigi di Piazza del Centro Balducci di Zugliano (Ud) – in una lettera aperta indirizzata al pontefice. «Migliaia e migliaia di soldati sono stati processati e uccisi perché si sono rifiutati di obbedire a comandi contro l’umanità – si legge nel testo divulgato ieri sera dall’agenzia Adista -. Sono stati a lungo bollati come vigliacchi e disertori, per noi sono profetici testimoni di umanità e di pace, meritano di essere esplicitamente ricordati nella celebrazione della memoria».

Chissà se papa Francesco lo farà. Sicuramente però il sacrario di Redipuglia non invita alla valorizzazione di quanto scriveva don Lorenzo Milani 50 anni fa – «l’obbedienza non è più una virtù ma la più subdola delle tentazioni» -, quanto piuttosto all’esaltazione del sacrificio eroico e dell’obbedienza cieca. Voluto espressamente da Mussolini, a cui non piaceva il precedente cimitero militare del 1923 – «un grande deposito di ferrovecchio», lo avrebbe definito -, il sacrario di Redipuglia fu inaugurato il 18 settembre 1938, lo stesso giorno in cui a Trieste venivano proclamate le leggi razziali. Rispondeva pienamente al piano del regime di sacralizzare e fascistizzare la memoria della prima guerra mondiale, come dimostra visibilmente la parola «Presente» – a imitazione del rito dell’appello durante le commemorazioni dei fascisti morti – ossessivamente scolpita sui 22 gradoni di marmo bianco sotto i quali sono tumulati oltre 100mila soldati, di cui 60mila ignoti.

La visita, interamente gestita dall’ordinariato castrense che l’ha fortemente militarizzata, comincerà questa mattina alle 9 quando il papa atterrerà all’aeroporto di Trieste Ronchi dei Legionari, ad attenderlo il premier Matteo Renzi, e si recherà al cimitero austro-ungarico di Fogliano. Poi, a Redipuglia, la messa solenne al sacrario militare, al termine della quale sarà recitata una preghiera per i caduti e le vittime di tutte le guerre e ai vescovi verrà consegnata una lampada da accendere nelle loro diocesi durante le commemorazioni della prima guerra mondiale. Alle 13 sarà di nuovo in Vaticano.

Il ruolo e le responsabilità dei cristiani restano sullo sfondo ma sono importanti, e le rimettono al centro dell’attenzione gli 11 preti del nordest. «La prima guerra mondiale – scrivono – ha visto contrapporsi persone che professavano la stessa fede. Preti cattolici benedivano le armi italiane invocando la protezione delle pallottole, affinché colpissero l’avversario; preti cattolici benedivano i cannoni austro-ungarici con le stesse parole, vescovi dell’una e dell’altra parte invitavano i fedeli a Te Deum di ringraziamento per le stragi perpetuate dai propri eserciti nei confronti degli avversari». Il generale Cadorna «si dichiarava profondamente cattolico, cercava di andare a messa ogni giorno e poi spediva al massacro il fior fiore della gioventù, ordinando la fucilazione senza pietà di chi si rifiutava di obbedire a ordini disumani».

Più che celebrare si tratta allora fare memoria di «un’intera generazione di giovani mandati al massacro nella guerra di trincea». E soprattutto di rilanciare le battaglie per la pace e il disarmo di oggi, in un tempo in cui gli Stati ritengono e usano la guerra come strumento ordinario della politica e della risoluzione delle crisi internazionali – anche quelle di queste settimane – e chi fugge da povertà e guerre è respinto con violenza. Anzi, denunciano i preti, «spesso sono proprio coloro che frequentano le chiese a sostenere la necessità di una linea di durezza e non accoglienza in nome di un presunto egoistico diritto alla sicurezza» e «a fomentare l’incomprensione tra le religioni, lasciandosi trascinare in pregiudizi dettati da indebite e ignoranti generalizzazioni».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento