Il pallone sul Titanic, in attesa di affondare
Sport Il soldato alle grandi manovre del football, è il falangista Javier Tebas, attuale presidente della Liga spagnola, il favorito a diventare amministratore delegato della Lega di Serie A
Sport Il soldato alle grandi manovre del football, è il falangista Javier Tebas, attuale presidente della Liga spagnola, il favorito a diventare amministratore delegato della Lega di Serie A
Il soldato alle grandi manovre del pallone.È il falangista Javier Tebas, attuale presidente della Liga spagnola, il favorito a diventare amministratore delegato della Lega di Serie A, che nemmeno oggi sarà in grado di eleggere un presidente. Ma non basterà a guarire un sistema decomposto, tenuto in ostaggio dalle tv per volere del vecchio potere berlusconiano, cui tutti si erano inchinati pur di riceverne le briciole. Oggi la bolla è scoppiata, vedi mancata qualificazione al Mondiale, e nessuno sa più che pesci prendere.
A differenza degli altri grandi campionati europei, dove i diritti tv valgono di più e incidono solo per il 30% sui bilanci, che ricavano da sponsor, merchandising, stadi etc., in Italia i diritti incidono per oltre il 60%. Questo è il problema. Lo spiega bene Forbes, nello stilare l’annuale report sul calcio: a furia di pensare ai soldi delle tv e dimenticare il resto, il nostro calcio ha perso appeal proprio in tv. All’estero, nei mercati decisivi, e in Italia, se è vero che Genoa-Sassuolo in tv ha fatto ventiseimila spettatori. Ma all’orizzonte non si vede via di uscita, anzi. Finito l’impero berlusconiano, pure le tv hanno mollato il colpo.
Uno share dello zero virgola come quello di Genoa-Sassuolo non interessa. Dopo l’asta deserta in estate, Sky e Mediaset a fronte della richiesta di un miliardo per il triennio 2018-21 hanno offerto la metà. Ciò nonostante, incapaci a percorrere strade virtuose – stadi, vivai, investimenti e non riciclaggio – i dirigenti del pallone preferiscono restare ostaggio della tv. Ecco perché, in attesa di eleggere un presidente di facciata, si concentrano su un amministratore in grado di elemosinare qualcosa di più a Sky e Mediaset. È qui che entra in scena Cairo, leader dell’ala «riformista» (Juve, Roma e Inter) che per anni ha solo finto di opporsi al potere del cane di Milan, Lazio & co.. È lui che ha individuato l’uomo giusto in Tebas: da giovane in Fuerza Nueva, formazione neofascista responsabile di stragi e omicidi politici, ancora oggi ancora rivendica il franchismo.
La sua dote? Un nuovo advisor, Mediapro, che in attesa di creare il canale della Lega consenta allo stesso Cairo di gestire la raccolta pubblicitaria. Pur di arrivare a questo, Cairo era disposto a concedere agli avversari la presidenza Tavecchio, che non ci sarà, non perché l’ex presidente della Figc sia responsabile del più tragico fallimento della storia della Nazionale, ma per una questione di incastri politici. La Lega di Serie A deve rimandare, per aspettare Tebas e perché lunedì è giorno di elezioni anche in Figc.
Un grottesco scenario da fine impero, in corsa vecchi sodali di Tavecchio – Sibilia, Gravina e Tommasi – su cui vigila, osserva, ammonisce, il presidente del Coni Malagò, non certo esente da responsabilità, che sta provando in tutti i modi a commissariare sia Figc che Serie A, anche solo per restare a galla, aspettando di capire il colore del prossimo governo politico. Lì dove potrebbe trovare posto Galliani, prossimo senatore con Forza Italia. Intanto, nel fine settimana si gioca, Juve e Napoli per lo scudetto, Roma e Inter per resistere all’assalto della Lazio agli altri due posti Champions. Sembra il Titanic, dove l’orchestra suona, i topi ballano e i giocatori inseguono il pallone, in attesa di affondare.
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