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Il paesaggio «vintage» del nuovo Godzilla

Il paesaggio «vintage» del nuovo Godzilla

Al cinema Come nella tradizione dei «kaiju eiga» nipponici, l'ultimo episodio della saga dedicata al lucertolone giapponese, è un pretesto per ammirare i mostri

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 1 giugno 2019

Questi ultimi anni si stanno rivelando un periodo molto ricco e generoso per gli appassionati di Godzilla e dell’universo legato al kaiju più famoso. Non solo nel 2014 il franchise è stato rilanciato con il lungometraggio diretto da Gareth Edwards, ma due anni dopo è anche arrivata l’ottima versione giapponese diretta da Hideaki Anno che riscrive le origini del lucertolone. Senza contare poi che negli ultimi due anni Godzilla si è anche declinato in animazione con tre lungometraggi dal tono space-opera ed ambientati in un lontanissimo futuro.

IL COSIDDETTO «MonsterVerse», prodotto dal connubio fra Legendary Pictures e Warner Bros, dopo il primo film del 2014, e proseguito due anni dopo con Kong: Skull Island è ora arrivato al suo terzo capitolo, Godzilla II – King of the Monsters, diretto da Michael Dougherty appena uscito in Giappone – nelle sale italiane dallo scorso giovedì.
Cinque anni sono trascorsi da quando Godzilla ha devastato San Francisco nel combattimento contro i M.U.T.O. e del bestione si sono perse le tracce. L’agenzia Monarch continua però la sua ricerca e nel frattempo sono stati ritrovati un’altra decina di kaiju ibernati sparsi sulla superficie del pianeta. Kyle Chandler e Vera Farmiga interpretano una coppia separata che ha perso il figlio durante i disastri di San Francisco e che ora in modi diversi, assieme alla figlia, la Millie Bobby Brown di Strange Things, cercano di «liberare» questi mostri per far sì che riportino l’equilibrio sulla terra.

Ma qui l’intreccio e la caratterizzazione dei personaggi non è la cosa più importante, chi andrà al cinema aspettandosi questo rimarrà senz’altro deluso. Il film è, come nella migliore tradizione dei kaiju eiga nipponici, un’occasione per mostrare questi mostri, i loro combattimenti ed i paesaggi di distruzione che portano con sé. Lo si capisce fin dai primissimi minuti, quando si è subito lanciati dentro l’universo dei mostri, con le immagini dei titani che invadono lo schermo: in Godzilla II – King of the Monsters i veri protagonisti e lo spettacolo visivo da ammirare sono quindi Godzilla, Mothra, Rodan e l’arcinemico storico di Godzilla il terribile drago a tre teste King Ghidorah.
Ritorna dal primo film Ken Watanabe, nella parte dello scienziato che prova nei confronti di Godzilla un’affinità particolare, perché convinto che il grosso mostro possa aiutare la razza umana a sopravvivere. Proprio l’attore giapponese ha una delle scene più toccanti del film, forse l’unica degna di nota dove è protagonista un umano; senza rivelare troppo la trama, basti dire che si tratta di una scena dove viene omaggiato direttamente il primo lungometraggio del lucertolone, quel Godzilla di Ishiro Honda da cui nel 1954 tutto iniziò.
Le citazioni e gli omaggi al franchise del resto, specialmente nei sequel usciti nell’arcipelago fra gli anni Cinquanta e Sessanta, sono numerosi, fin dalle belle musiche realizzate da Bear McCreary – in particolare le rivisitazioni in chiave moderna dei temi di Godzilla e Mothra.

SOVRACCARICO e semplice al tempo stesso, il nuovo Godzilla come i suoi precursori in sessantacinque anni di franchise al centro dei propri obiettivi non mette la «storia» – ma da un film in cui i protagonisti sono dei mostri giganteschi che si risvegliano e devastano la terra, non c’era da aspettarsi molto altro. A parte il primo Godzilla del 1954 gli altri lungometraggi sono stati spesso un pretesto per mostrare nuovi giganti di «gomma» e per vendere, specialmente durante gli anni settanta, i pupazzetti ai bambini. King of Monsters è allora, come i film a cui si rifà e omaggia, un film di genere divertente e che intrattiene, soprattutto se visto al cinema.

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