Il padre di Magherini: «Mostreremo come è morto Riccardo»
Intervista Lunedì iniziativa a Firenze
Intervista Lunedì iniziativa a Firenze
Non riesce neanche a chiamarli con il loro nome. Quando deve parlare di loro dice «quelli», oppure «l’altra parte», anche se è chiaro che si riferisce ai carabinieri. Guido Magherini è il padre di Riccardo, l’ex calciatore della Fiorentina morto la notte del 3 marzo scorso dopo essere stato fermato dai carabinieri a Borgo San Frediano, a Firenze. Riccardo era in uno stato di forte agitazione e camminava per la strada urlando e chiedendo aiuto. Secondo molte testimonianze c’è stato un uso eccessivo della forza da parte dei quattro militari intervenuti e che ora sono indagati dalla procura di Firenze con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Con loro indagati anche cinque volontari e due centralinisti della Croce Rossa, accusati di omicidio colposo. Lunedì alle 17,30 la famiglia Magherini terrà a Firenze una conferenza stampa nel teatro di piazza Castello, a pochi metri dal luogo in cui Riccardo è morto. Sarà presente anche il presidente della commissione Diritti umani del Senato, Luigi Manconi, e verrà proiettato un video in cui alcuni attori ricostruiscono gli ultimi momenti di vita dell’ex calciatore. «Tutti devono sapere come Riccardo è morto», spiega Guido.
Quella notte Riki stava male.
Riki aveva un attacco di panico, chiedeva aiuto e le persone intervenute per prime hanno detto a tutti, al 118, al 113, al 112 che in strada c’era un uomo che chiedeva aiuto e che non era violento. Loro hanno cercato di trasformarlo in un delinquente. E qui hanno sbagliato, perché Riccardo non è mai stato aggressivo con nessuno. Quella notte fino a che non è morto lui ha chiesto aiuto con educazione. «Vi prego ho un figlio, chiamate un’ambulanza», gridava.
Sono passati tre mesi da quella notte, cosa è cambiato?
Per noi è cambiato abbastanza, perché inizialmente ci avevano fatto credere che Riccardo era un delinquente, un violento, uno che aveva rubato. Invece i delinquenti sono altri e lo dimostreremo, perché noi diciamo la verità. E non solo noi. La loro sfortuna è stata quella che tutto è successo in una via di Firenze dove la gente era affacciata alla finestra oppure era in strada. E anche i video che ci sono dimostrano quanto le sto dicendo, video dove si sente la gente che dice ai carabinieri «No i calci no, così non si fa». Ne riparleremo al processo, perché il processo ci sarà. E lì vedremo come si sono comportati questi eroi.
A un certo punto voi come famiglia avete deciso che per sapere cosa era successo a Riccardo dovevate rendere pubbliche le immagini del suo cadavere.
Lo abbiamo fatto perché vedeva
In questi mesi sono molte le persone che si sono presentate per raccontare gli ultimi momenti di Riccardo.
Quello che conta sono le persone intervenute nel luogo non le bugie che raccontano dall’altra parte, ovvero che ci sono 70 testimoni a favore dei carabinieri. Non è vero niente. Sono testimonianze relative a fatti che sono successi prima, quando Riki era in albergo, quando è andato a cena, tutte cose che non c’entrano niente con quello che è successo dopo. Quello che conta sono le testimonianze di chi ha visto i calci, la violenza, di chi ha visto l’arroganza e la maleducazione da parte di chi aveva quella divisa che non merita di portare più. Guardi, il nonno di Riccardo era carabiniere e si è fatto due anni di campo di concentramento in Germania. Sicché noi non ce l’abbiamo con l’Arma. Però ce l’avremo con l’Arma se continuerà a difenderli anche di fronte a fatti eclatanti e vistosi.
L’avvocato Maresca, che difende i militari indagati, dice che tutto si è svolto regolarmente.
Vedremo alla fine cosa dirà l’avvocato Maresca. Intanto non mi ha querelato. Venti giorni fa gli ho scritto dicendogli di querelarmi, perché lui non vuole che dica che Riccardo è stato pestato e torturato. Glielo dico io avvocato: mio figlio è stato pestato e torturato.
Un verbale sottoscritto da tutti i periti afferma che le cause della morte «sono legate a un meccanismo complesso di tipo tossico, disfunzionale cardiaco e asfittico». Lei il giorno della perizia era presente.
Ero in un corridoio, la stanza era aperta e ho sentito tutto. Su quel verbale ci sono le firme di tutti, anche del medico legale nominato dai carabinieri che praticamente ha ammesso che Riccardo è morto di asfissia. Esclusa l’ipotesi dell’intossicazione, perché non è praticabile, restano la parte elettrica – lo stress – e quella asfittica. Per la morte di Michele Ferrulli (morto nel 2011 a Milano dopo essere stato fermato dalla polizia, ndr), il pm ha chiesto una condanna a 7 anni per gli agenti solo per la parte elettrica. Noi abbiamo anche l’altra, l’asfissia. Vedremo come andrà a finire.
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