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Il non giustificato motivo del giustificato motivo

Il non giustificato motivo del giustificato motivo

Diario di confino Logica in tilt nella burocrazia delle multe

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 3 maggio 2020

Quando i cervelli non si connettono bene con i contenuti, partoriscono mostri concettuali e verbali. Tale scontro neuronale è ben dimostrato dalla multa ricevuta da un giovane che, secondo il multante, avrebbe disatteso il «Divieto di spostamento con veicolo di persona fisica sul territorio nazionale non giustificato da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità ovvero per motivi di salute». Non mi addentro nella suddetta contorta frase, ma nella motivazione della contravvenzione, qui sotto riportata come da notifica recapitata al malcapitato.

Dice la nota del verbalizzante: «La persona effettuava spostamento senza giustificato motivo più precisamente si spostava in qualità di accompagnatore del padre che per giustificato motivo si recava all’ospedale San Martino accompagnato dal figlio in qualità di conducente che per giustificato motivo trasportava il genitore titolare di contrassegno disabili».

Sento la logica andare in coma. La poveretta non capisce perché, se si riconosce che l’accompagnatore è giustificato a essere tale per i motivi di salute riconosciuti dallo stesso multante (ovvero padre disabile che deve andare all’ospedale), nello stesso tempo possa essere non giustificato a spostarsi (ovvero guidare l’auto per accompagnare il padre all’ospedale). Delle due l’una: o può accompagnare il genitore, o non può. Siccome qui è evidente che può, come dice lo stesso verbalizzante, perché dargli una multa da ben 533,33 euro riducibile a 373,33 euro se paga entro 30 giorni? Perché accanirsi così su un poveretto che faceva solo da autista a un padre malato?

Il figlio potrà contestare la contravvenzione, ma dovrà farlo con raccomandata al prefetto o a un giudice di pace, quindi perdere altro tempo e denaro nella speranza che la sua istanza venga accolta.

Il multato ha diffuso sui social la vicenda con un solo e condivisibile commento: «Ndè in Mona tutti», frase facilmente traducibile nelle varianti dei numerosi dialetti italiani. Ognuno scelga quella che più gli viene spontanea. Nel parmense diremmo: «Mo andì tütt a caghèèèr».

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