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Il Mossad smentì Netanyahu

Il Mossad smentì Netanyahu

Nucleare Iraniano Il servizio segreto israeliano nel 2012 ridimensionò il "pericolo" Iran in contrasto aperto con il premier, rivelano i documenti dello scandalo "Spycables". Netanyahu però non fa marcia indietro e si prepara al discorso davanti al Congresso volto a contestare la linea del dialogo con Tehran scelta da Obama

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 25 febbraio 2015
Michele GiorgioGERUSALEMME

Benyamin Netanyahu va avanti a muso duro. Le ampie differenze sul “pericolo” del nucleare iraniano tra il servizio segreto Mossad e il premier israeliano, rivelate dai documenti “Spycables”, non sono bastate a far crollare agli occhi dell’opinione pubblica israeliana il castello di accuse contro Tehran messo in piedi da Netanyahu in questi ultimi anni. Il primo ministro israeliano perciò non fa retromarcia. Ieri ha confermato che il 3 marzo pronuncerà, nonostante le critiche, il suo discorso davanti al Congresso degli Stati Uniti volto a sconfessare la linea del negoziato e dell’accordo con l’Iran che porta avanti l’Amministrazione Obama. Quel discorso, ha spiegato, «può essere l’ultimo baluardo contro un accordo» internazionale con l’Iran che dopo diventerà un Paese di «soglia nucleare». Sempre ieri il quotidiano di destra Israel ha-Yom – organo semiufficiale del partito di maggioranza relativa Likud – si è scagliato contro il presidente americano con un fondo al vetriolo in cui si afferma che «nell’era di Obama è conveniente essere nemici degli Stati Uniti, e meglio ancora se si è un ayatollah…laddove il governo israeliano vede persone cattive, l’Amministrazione Usa vede invece persone potenzialmente buone».

 

Che si tratti degli scandaletti “casalinghi” causati dalla first lady Sara o delle posizioni del Mossad sulla questione nucleare iraniana, la maggioranza degli israeliani resta con Netanyahu. Lo dicono i sondaggi a tre settimane dal voto, lo ripetono nelle strade le persone comuni. La sicurezza sulla quale batte sempre Netanyahu mette ai margini il tema delle crescenti difficoltà economiche di una larga fetta della popolazione. E non pare destinato a cambiare il quadro anche lo scenario emerso dagli “Spycables”, raccontato lunedì dalla tv araba Al Jazeera e dal quotidiano britannico Guardian, entrati in possesso di un numero incredibilmente alto di documenti confidenziali dei servizi sudafricani, raccolti per anni nel corso di incontri con emissari del Mossad e di altri servizi segreti, fra cui quelli statunitensi e britannici (si parla anche dei tentativi della Cia di stabilire contatti con il movimento islamico palestinese Hamas). Invece di prendere atto del contenuto di quei documenti, ieri molti siti d’informazione israeliani vedevano dietro le rivelazioni una mossa dell’Amministrazione Usa, infastidita dall’intenzione di Netanyahu di rivolgersi al Congresso in aperta sfida ad Obama.

 

Eppure quei documenti sono chiarissimi. Nel 2012, mentre Netanyahu alle Nazioni Unite mostrava il grafico di una bomba stilizzata che raffigurava l’Iran a un anno dalla realizzazione dell’ipotetica arma nucleare – «Entro la prossima primavera, al massimo entro l’estate, con tali tassi di arricchimento (gli iraniani) avranno passato il livello medio e si prepareranno all’ultimo gradino. Da allora, in pochi mesi, forse poche settimane, avranno abbastanza uranio arricchito per la loro prima bomba», affermò il primo ministro israeliano – invece il Mossad descriveva il pericolo irrealistico o comunque remoto. Il servizio segreto, secondo “Spycables”, si premurò di far sapere che Teheran non stava svolgendo le attività per la produzione di bombe atomiche ma lavorava invece per avvicinarsi a obiettivi normali, come l’arricchimento di uranio per i reattori e per la ricerca scientifica. «Anche se l’Iran ha accumulato il 5% di uranio arricchito per alcune bombe e 100 kg di materiale arricchito al 20%, non sembra pronto a superare tali livelli. Tehran in questo momento non sta svolgendo l’attività necessaria a produrre armi, sta lavorando per coprire gap in aree che appaiono legittime, come l’arricchimento, i reattori», spiegarono gli agenti del Mossad in netto contrasto con la posizione di Netanyahu.

 

Va ricordato inoltre che un ex capo del servizio segreto israeliano, Meir Dagan, “dimissionato” nel 2011, ha più volte affermato pubblicamente le sue differenze con il premier sulla “minaccia iraniana”, molto ridimensionata anche da un altro ex capo del Mossad, Efraim Halevy. Fece peraltro clamore lo scorso maggio un’intervista al generale Uzi Eilam in cui l’ex capo (per un decennio) della Commissione per l’energia atomica israeliana e del programma di sviluppo degli armamenti, spiegò che all’Iran occorreranno ancora una decina di anni per arrivare alla bomba atomica, ammesso che Tehran abbia davvero questa intenzione. Affermò inoltre che Netanyahu starebbe alimentando paure a vantaggio solo dei suoi scopi politici. Eilam già più di 30 anni fa si era schierato contro l’attacco aereo israeliano alla centrale nucleare irachena di Arak. Non è mai stato provato che Baghdad volesse dotarsi dell’arma nucleare e gli Stati Uniti non hanno mai trovato, dopo aver occupato l’Iraq nel 2003, prove di un’intenzione di Saddam Hussein arrivare all’atomica.

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