Nel binario 1 delle monumentali Ogr di Torino si eleva un megaschermo, installato sulla parete centrale a filo col pavimento, in cui è sistemata la vasta seduta e dove gli spettatori quasi ipnotizzati si fanno pervadere e quasi risucchiare dal film. Dallo schermo incombono immagini di un mare nero che si muove su se stesso. È viscoso, simile a un oceano di catrame o petrolio greggio i cui grumi anneriti assomigliano a pezzi di asfalto. È qualcosa che rasenta l’organico ma che, squamoso com’è, sembra artefatto. Spesso la sua cresta si innalza minacciosa fino a coprire l’intero schermo. La linea...