«Il mondo dietro di te», la fine e il senso della scelta

Il mondo è in fiamme, quanto meno quello circostante. All’inizio, però, non è chiaro cosa abbia provocato l’incendio e quanto devastante possa essere. Prima che la cesura si manifesti irrevocabilmente, si notano solo delle difformità. Alcuni tasselli appaiono fuori posto. Una petroliera che si spiaggia sotto gli occhi increduli dei bagnanti e un numero crescente di cervi che si affaccia in un centro abitato, producono niente più di un’inquietudine, di un brivido che rompe l’ordinarietà della vita. Stramberie da postare su qualche piattaforma. Se non fosse che la Rete ha smesso di funzionare. Le note stonate si sovrappongono, diventano maggioranza. E, in parallelo, aumenta la sensazione di un progressivo isolamento e stato d’assedio.
La famiglia Sandford era partita per un weekend, direzione Long Island. Una vacanza a sorpresa alle porte di New York.

UNA VILLA lussuosa in affitto, l’oceano dove tuffarsi e poco altro, per prendere le distanze dalla folla, per congedarsi dai propri doveri, dai fastidi della quotidianità. Amanda (la più insofferente che ha preso l’iniziativa), Clay e i due figli non avrebbero potuto immaginare che quella licenza stava per protrarsi a tempo indeterminato.
Cos’è accaduto? Una guerra? Un golpe? Un attacco alieno? I Sandford sono ancora lontani dal comprendere la gravità degli eventi e i motivi che li hanno scatenati. Hanno degli indizi, anche grazie a un padre e una figlia, G. H. e Ruth Scott, che di notte bussano alla porta cercando un riparo perché altrove non è più possibile stare. Sono i proprietari dell’abitazione e, soprattutto, sono due persone che hanno bisogno d’aiuto e che, a loro volta, sarebbero in grado di offrire un contributo. Si tratta di scegliere: creare nuove complicità, fidarsi del prossimo, allearsi. Oppure, diffidare di tutti, identificare chiunque come un nemico e, perciò, annientare sul nascere ogni possibile relazione.

Il mondo dietro di te di Sam Esmail (creatore della serie Mr. Robot), tratto dal romanzo omonimo di Rumaan Alam e visibile su Netflix, è un film avvincente, rigoroso, ben interpretato (tra gli attori Julia Roberts, Mahershala Ali, Ethan Hawke e Kevin Bacon), che lascia trasparire complotti e rovine senza darne spiegazione. È un racconto che intercetta chi è sopravvissuto nel caos ed è costretto, senza garanzia di successo, a ripensare una forma d’esistenza da condividere con gli altri. Qualcosa che potrebbe essere di stringente attualità.