Il Miur riscrive la Storia: le foibe come la Shoah
Zero in memoria Bianchi rettifica la circolare alle scuole che però resta sul sito del ministero. L’analisi dello storico Eric Gobetti. «Sul fondo il problema è che fin dall’inizio con il Giorno del Ricordo si è voluto imporre una memoria di parte invece di ricordare tutte le vittime e anche la storia multietnica di quelle terre»
Zero in memoria Bianchi rettifica la circolare alle scuole che però resta sul sito del ministero. L’analisi dello storico Eric Gobetti. «Sul fondo il problema è che fin dall’inizio con il Giorno del Ricordo si è voluto imporre una memoria di parte invece di ricordare tutte le vittime e anche la storia multietnica di quelle terre»
Un paragone esplicito tra le vittime della Shoah e quelle delle foibe. È questa la cifra di una nota inviata alle scuole italiane dal Dipartimento per l’Istruzione del Miur in occasione della giornata in cui si ricordano le tragedie avvenute al confine orientale della Penisola sia prima che durante e dopo la Seconda guerra mondiale. «Il Giorno del ricordo e la conoscenza di quanto accaduto – si legge nel testo firmato dal capo dipartimento Stefano Versari – possono aiutare a comprendere che, in quel caso, la “categoria” umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella italiana. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla “categoria” degli ebrei».
AL DI LÀ DELLA FORMA, il concetto non potrebbe essere più netto. E insensato. Tanto che alla nota replicano, inorriditi, sia gli esponenti delle Comunità ebraiche che delle associazioni dei deportati e dei partigiani. E che lo stesso ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, si affretta a correggere il tiro, telefonando personalmente alla presidente dell’Ucei, Noemi Di Segni, e al presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ricordando come lui stesso e il suo dicastero siano da sempre fortemente impegnati, e continueranno a esserlo, nella memoria della Shoah.
«Ogni dramma ha la sua unicità, va ricordato nella sua specificità e non va confrontato con altri, con il rischio di generare altro dolore», chiosa Bianchi cercando di mettere fine alle polemiche cui si sono nel frattempo aggiunte le voci di alcuni parlamentari del Pd e dei segretari di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni e di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo. Anche se il testo «incriminato» ieri sera compariva ancora, con il titolo «10 febbraio 2022 Giorno del Ricordo Opportunità di apprendimento» sul sito del ministero (www.miur.gov.it).
Non è la prima volta che nel Giorno del Ricordo – istituito nel febbraio del 2004 per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, la prima proposta di legge in tal senso venne dagli eletti di Alleanza Nazionale – si assistono a sinistri scivoloni delle istituzioni quando non ad aperte provocazioni da parte dei neofascisti.
Lo sa bene Eric Gobetti, tra gli storici più attenti al tema, tra le sue opere più recenti E allora le foibe? (Laterza), spesso oggetto di attacchi da parte dell’estrema destra, come accaduto nei giorni scorsi a Verona, e che mercoledì era tra i relatori al convegno organizzato a Siena da Tomaso Montanari («Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del Ricordo»).
LA FALSIFICAZIONE STORICA operata dalla nota del Miur pone un primo interrogativo: come è possibile che sia un dirigente di un ministero, e non un’equipe di storici, a introdurre i ragazzi a pagine così significative della storia nazionale?
Per Gobetti «il problema, ancor prima del merito – la nota ministeriale contiene anche dei riferimenti ai massacri di Srebrenica, evidentemente per introdurre il tema della “pulizia etnica” spesso evocato impropriamente a proposito delle foibe e altre citazioni confuse, in un mix di luoghi comuni e di vicende che nessuno storico assimilerebbe mai le une alle altre -, risiede nel metodo che dipende dalle scelte che si sono operate a monte. Nel senso che fin dall’inizio, mentre l’individuazione del Giorno del memoria è arrivata a coronamento di una coscienza diffusa tra i ricercatori e l’opinione pubblica, nello scegliere di ricordare il 10 febbraio le foibe, hanno prevalso le ragioni politiche, si trattava di una memoria di parte che si è voluto imporre a livello nazionale in base ad un accordo tra la destra e una parte del centrosinisitra».
I risultati della ricerca storica che puntano a leggere la tragedia delle foibe nel contesto delle violenze che si perpetrarono nell’estremo Nord-Est, finiscono così per essere disattesi o accantonati a favore della propaganda o della polemica politica, privando prima di tutto i più giovani, come sembra illustrare il testo del Miur, della possibilità di utilizzare strumenti formativi validi.
COME ACCADE OGNI 10 FEBBRAIO, resta poi da chiedersi come si possa rendere finalmente il Giorno del Ricordo un’occasione per riflettere collettivamente su una storia che a vario titolo continua ad interrogare la Repubblica. «Proprio in questi giorni, partecipando al convegno organizzato a Siena – sottolinea Gobetti -, ho cercato di riflettere su questo punto. Senza dimenticare in alcun modo tutte le vittime di quella stagione, credo ci si debba concentrare anche sugli intrecci culturali, l’incontro tra le diverse comunità, la realtà multietnica che in quelle terre si è costruita per oltre un secolo e di cui vi sono state molte testimonianze anche nel periodo della Seconda guerra mondiale. Esempi che smontano l’idea di uno scontro tutto vissuto lungo i confini comunitari. Penso ad esempio ai trentamila partigiani italiani che combatterono tra le fila jugoslave e di cui più di diecimila trovarono la morte nel conflitto».
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