Il Ministero dell’Istruzione è stato condannato dal tribunale di Biella a risarcire 43 docenti precari con 250 mila euro. Lo ha reso noto l’associazione professionale sindacale Anief che sta imponendo a suon di sentenze dei tribunali in tutto il paese il diritto dei precari della scuola a godere degli scatti stipendiali riconosciuti ai titolari di cattedra, ma non a chi fa supplenze annuali, o ricopre spezzoni di cattedre, da almeno tre anni (36 mesi di servizio) in maniera continuativa. «Il Miur – afferma Marcello Pacifico dell’Anief – non può permettersi di considerare i precari “lavoratori di serie B”. Quello del ministero è un disegno speculativo, volto a un’evidente operazione di risparmio nei confronti e a danno dei lavoratori precari. Si realizza attraverso il mancato riconoscimento di qualsiasi progressione stipendiale e, in particolare, degli scatti di anzianità».
Il giudice del lavoro Maria Rosaria Pietropaolo ha deciso il risarcimento record nel rispetto della direttiva 70 della Commissione Europea, risalente al 1999 e regolarmente disattesa dallo Stato italiano. I 250 mila euro sono la cifra complessiva necessaria per colmare le differenze stipendiali non corrisposte ai precari.
Quella di Biella è l’ultima di una serie di condanne inflitte al Miur solo nell’ultimo anno per un totale di circa mezzo milione di euro dai tribunali di Lanciano; di Trapani (un altro record 150.385 euro ad un solo docente ricorrente); due volte da quello di Roma (rispettivamente 22 mila e 4.700 euro); Varese (12,400 euro per due ricorrenti). E poi, ancora, Trani, Ancona e Torino (con un risarcimento di 2.500 euro).
Sono i risultati ottenuti dall’Anief che, nel gennaio 2010, lanciò la campagna di denuncia per la violazione della direttiva comunitaria. L’anno successivo partirono i ricorsi seriali rivolti ai circa 300 mila precari della scuola (tra docenti e personale Ata). Le condanne sono arrivate a pioggia. Negli ultimi tempi gli importi dei risarcimenti sono cresciuti a vista d’occhio, insieme al numero dei ricorrenti che spesso preferiscono intraprendere azioni collettive contro il ministero.
Il 12 dicembre 2012 Pacifico dell’Anief, e poi Domenico Pantaleo della Flc-Cgil, si sono rivolti direttamente alla Corte di Strasburgo dove hanno depositato una denuncia contro lo Stato italiano che da 14 anni vive nell’illegalità (Il Manifesto, 13 dicembre 2012 n.d.r.). L’obiettivo è molto ambizioso: mettere a disposizione di tutti i precari della scuola italiana la possibilità di ricorrere contro lo Stato e ottenere una censura a livello comunitario. In caso di riscontro positivo, ogni giudice del lavoro dovrà adeguarsi e ordinare la stabilizzazione di tutti i precari che faranno ricorso, oltre a condannare alle spese legali il Miur. Nella giurisprudenza europea esistono tre sentenze (Adelener del 4 giugno 2006, la Vassilakis del 22 giugno 2008 e Kukuk del 26 gennaio 2012) che, pur riconoscendo la specificità delle normative nazionali sulla scuola, escludono il reiterato impiego di personale precario nella pubblica amministrazione. La giurisprudenza interna ha cercato di adeguarsi, ad esempio, con la sentenza 14712 del 2007 della Cassazione. Tutto inutile per il ministro della funzione pubblica Patroni Griffi il quale ha escluso la «stabilizzazione di massa» di 130 mila precari nella scuola il 5 dicembre scorso. Nonostante le condanne milionarie, lo Stato italiano continua nelle sue pratiche illegali.