Visioni

Il mistero di Susanne Kennedy

Il mistero di Susanne KennedyUna scena dello spettacolo – foto di Julian Roder

A teatro L'artista tedesca con Marius Selg ha portato all’Argentina, per il Romaeuropa Festival, Angela (a strange loop)

Pubblicato circa un anno faEdizione del 24 settembre 2023

Era forse lecito aspettarsi qualcosa di più da Susanne Kennedy che con Marius Selg ha portato all’Argentina, per il Romaeuropa Festival, Angela (a strange loop), grossa coproduzione internazionale destinata ai maggiori festival europei. Due anni fa l’artista tedesca aveva portato (alle modenesi Vie) uno spettacolo totalmente virtuale: una volta indossato un casco elettronico, lo spettatore senza muoversi dalla sua sedia compiva un viaggio abbastanza strabiliante dentro leggende, santuari, duelli e paesaggi da cui veniva inghiottito e, volendo, anche affascinato. Stavolta invece la storia, interpretata da attori, è tutta sul palcoscenico, le magie techno sono poche, in minor numero e sopratutto «di servizio», e il fascino di intreccio e identità resta abbastanza opinabile. Una personaggio femminile, protagonista, mostra il suo malessere, ma al di là del suo entrare e uscire dal letto (si immagina di malattia) tutto è realizzato con voluta improntitudine. Quasi l’autrice volesse svelare macchinosità e macchinerie del teatro, in una semplicità senza appello che fa intravvedere a tratti un voluto «dilettantismo» naif. Risulta inutile a quel punto il dispendio di mezzi e di strumentazioni rispetto alla grossolana fisicità. Resta il mistero di una scelta, per quanto rivendicata come avanzata ricerca, che evoca spesso una semplicioneria quasi (o forse volutamente) dilettantesca. Angela scapigliata e sonnacchiosa che entra ed esce dal letto, o vi si rintana, non può proporsi come risultato di ricerca/fedeltà. E anche la sua goffaggine resta un mistero. Ma perché?.

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