Il ministro delle gaffe
Migranti Bufera su Alfano che invita i Comuni a far lavorare i profughi «che stanno lì a non fare niente». «Schiavista» lo accusano destra e sinistra. Accordo con le Regioni sull’accoglienza
Migranti Bufera su Alfano che invita i Comuni a far lavorare i profughi «che stanno lì a non fare niente». «Schiavista» lo accusano destra e sinistra. Accordo con le Regioni sull’accoglienza
A surriscaldare ulteriormente un clima già di per sé teso nel primo pomeriggio ci pensa Angelino Alfano. Parlando ai sindaci convocati al Viminale insieme ai presidenti delle Regioni per discutere come migliorare l’accoglienza delle migliaia di profughi che sbarcano ogni giorno in Italia, il ministro degli Interni sceglie parole che sembrano un invito alla sfruttamento: «Dobbiamo chiedere ai Comuni di far applicare una circolare che permette di far lavorare gratis i migranti. Invece di stare lì a non fare niente, che li facciano lavorare».
Parole peggiori il ministro non avrebbe potuto trovarle neanche volendo. E infatti, mentre tra i rappresentanti dell’Anci – l’associazione dei Comuni – e delle Regioni prevale l’imbarazzo, fuori del Viminale cominciano a piovere sul Alfano accuse di schiavismo. Il paradosso si sfiora quando perfino Matteo Salvini si schiera a difesa dei migranti. «Non ho parole. Alfano da scafista a schiavista», attacca il leader della Lega che non risparmia l’ironia nei confronti del titolare degli Interni. «Sarebbe pagato per impedire che sbarchino, non per sfruttarli», insiste. E dietro di lui critiche a ruota da Forza Italia a cui non pare vero di poter attaccare l’ex alleato. Ma giudizi pesanti arrivano anche da Sel («Alfano si vergogni») e dai Verdi («insegue il populismo di Salvini»), mentre il presidente delle Acli Gianni Bottalico si augura che quella di Alfano sia «solo una boutade elettorale, altrimenti è un’affermazione gravissima».
Preso anche lui dall’imminenza delle elezioni regionali, Alfano non ha evidentemente resistito alle sirene della peggiore demagogia. In realtà la circolare a cui il ministro degli Interni fa riferimento è tutt’altro che un invito allo sfruttamento dei migranti. Da mesi anche tra le associazioni che si occupano di migrazione si svolge un dibattito su come impiegare le migliaia di persone che cercano rifugio in Italia e costrette nella maggioranza dei casi ad aspettare anche fino a due anni prima di avere una risposta alla loro richiesta di asilo. A novembre dello scorso anno il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento Immigrazione del Viminale, ha inviato una circolare a tutti i prefetti invitandoli a far svolgere un’attività volontaria ai migranti, anche come possibilità per integrarsi meglio nel territorio. «L’inattività dei migranti si riverbera negativamente sul tessuto sociale ospitante», scrive il prefetto. Nessuna forma di sfruttamento: le attività svolte non devono avere uno scopo lucrativo e devono essere volontarie, i migranti devono essere assicurati e ricevere una preparazione adeguata. E come esempio si cita l’esperienza svolta a Bergamo con l’iniziativa «Bergamo pulita», alla quale hanno partecipato migranti e cittadini.
Gaffe di Alfano a parte, l’incontro che si è svolto ieri al Viminale doveva verificare la possibilità di fare qualche passo avanti nell’accoglienza dei profughi, superando il muro alzato da Regioni come Lombardia e Veneto. Il muro non è caduto, tanto che Roberto Maroni non si è neanche presentato facendosi sostituire dall’assessore all’Immigrazione della Lombardia, ma il risultato non stato comunque negativo. «Il governo ha ricevuto la nostra disponibilità a riequilibrare il numero dei migranti nelle varie Regioni», ha spiegato alla fine il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino. L’impegno preso è quello di superare il metodo seguito fino a oggi dai prefetti – che spinti dall’urgenza di reperire sempre nuovi posti letto, hanno via via stipulato convenzioni con alberghi, pensioni e case private – preferendo puntare su un ulteriore ampliamento del sistema Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo gestito dai comuni, aumentando la disponibilità dei posti letto che potrebbe passare dagli attuali 21 mila a 40 mila. Per questo si è tornati a parlare della realizzazione di hub regionali dove accogliere i migranti in prima battuta. L’ideale sarebbe poter utilizare le caserme dismesse ma ci sarebbe qualche problema da parte del ministeri della Difesa e dell’Economia. In Piemonte, ha ricordato ad esempio Chiamparino, ce ne sono otto che si presterebbero ma che non è possibile utilizzare. Un punto comunque sarebbe stato chiarito: i costi delle ristrutturazioni saranno a carico dello Stato e non delle Regioni, mentre si sta pensando a una serie di incentivi per quei Comuni che presenteranno nuovi progetti per accogliere i migranti. In particolare è allo studio la possibilità di consentire uno sforamento del patto di stabilità.
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