Gentilissimo direttore, il prossimo 4 novembre l’Italia celebrerà il “Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate”. Sono molteplici le iniziative organizzate in tutto il Paese per ricordare un giorno che segnò la fine della “Grande Guerra”, portando a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato con le guerre risorgimentali.

Non a caso si usa dire che la Prima Guerra Mondiale è stata la “IV Guerra d’Indipendenza”. Ma fu proprio durante la Prima Guerra Mondiale che gli italiani si trovarono per la prima volta fianco a fianco, legati indissolubilmente l’un l’altro, sotto la stessa Bandiera, nella prima drammatica esperienza collettiva dopo la proclamazione del Regno d’Italia.

Sabato 4 Novembre le celebrazione per un 4 novembre mai celebrato e così in grande stile, finora, prenderanno il via da Roma con la deposizione di una corona d’alloro al Sacello del Milite Ignoto all’Altare della Patria da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. A seguire, il Presidente, accompagnato dalle più alte cariche dello Stato, parteciperà alla relativa cerimonia militare nella città di Cagliari: migliaia furono infatti i sardi che combatterono valorosamente durante il 1° conflitto mondiale, molti inquadrati nella gloriosa “Brigata Sassari”.

Le scrivo per chiedere il Suo prezioso supporto e quello de “Il Manifesto” al fine di veicolare agli italiani il significato di questa data per la Nazione, valutando la possibilità di dedicare alla ricorrenza una pagina del Suo giornale, nello spazio riservato alle pagine culturali o ad altri, eventuali, appositi inserti, che possano rinnovare e restituire anche ai vostri lettori il senso del sacrificio del 4 Novembre e i valori ad esso legati. Un lavoro di squadra che contribuirà, inoltre, a rafforzare, a vantaggio dell’Italia, i valori di Patria, Nazione e di Comunità.

Nel ringraziarLa anticipatamente per l’attenzione dimostrata, confido in un riscontro positivo, certo di condividere la necessità di far conoscere, in particolar modo alle giovani generazioni, l’importanza di questa giornata per l’Italia.

On. Guido Crosetto

Le celebrazioni del 4 novembre foto Ansa
Le celebrazioni del 4 novembre foto Ansa

Risposta

Gentile ministro,

«patria» e «nazione», perdoni le minuscole, ultimamente non sono in cima ai nostri valori, se mai lo sono state (la prima un po’ sì), non lo sono almeno da quando il suo governo le ha fatte diventare il perno di una retorica da stato assediato con i confini in pericolo, la minaccia stavolta non essendo gli austriaci ma i migranti. Ci portereste di nuovo in trincea a difendere la nostra sicurezza, bucata però facilmente dalle telefonate di un duo comico.

«Comunità» ci piace già di più, ma non abbiamo mai pensato che si possa rafforzare celebrando una vittoria, tanto più se ottenuta al prezzo di centinaia di migliaia di morti. Lo sa ministro che la prima data a cui pensava il fascismo per la marcia su Roma (ha presente? Quella è una ricorrenza che avete dimenticato persino di nominare) era proprio il 4 novembre 1922? Anticiparono di qualche giorno perché Mussolini temeva la concorrenza dei nazionalisti e di D’Annunzio.

Come vede ci manca forse lo spirito di squadra che lei vorrebbe da noi, ma non la memoria.

Ricordiamo per esempio che il suo ministero, con lei e prima di lei, non ha mai portato avanti la proposta di riabilitazione di quei soldati decimati e fatti fucilare a pacchi dagli ufficiali al fronte per via di semplici infrazioni disciplinari, peraltro inevitabili in un conflitto condotto in maniera insensata. Quello sì che sarebbe un buon modo di ricordare il 4 novembre.

Ci pensi. Magari rileggendo Emilio Lussu e il suo racconto delle trincee, a proposito di sardi e di brigata Sassari. Quanto all’opportunità di festeggiare in concomitanza di terribili guerre, come i bombardamenti di Israele sui civili palestinesi, diventati tutti Hamas, e la difesa degli ucraini dall’aggressione della Russia, ci permettiamo di suggerirle maggiore prudenza.

Vero è che anche in Ucraina pubblicamente inneggiate alla guerra fino alla vittoria, contro una potenza nucleare, ma poi anche a voi, alla sua presidente del Consiglio in quella famosa telefonata, scappa da dire che un armistizio bisognerà accettarlo.

andrea fabozzi