Economia

Il ministero chiama i manager “alla tedesca”

Sviluppo economico Per il rilancio della politica industriale arriva in soccorso una società di consulenza teutonica. Ieri prima riunione della task force con gli uomini di Rolando Berger e i professori bocconiani

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 3 settembre 2014

Italia uber alles. Se Matteo Renzi guarda alla Germania come modello della sua riforma del lavoro – invece che Jobs act dovremo chiamarlo Arbeit akt? – per il rilancio della disastrata politica industriale arriva in soccorso la più importante società di consulenza teutonica. Ieri al ministero dello Sviluppo economico si è tenuta la prima riunione della task force voluta dalla traballante ministra Federica Guidi per cercare di stare al passo con i programmi europei che puntano nel 2030 a un 20 % del Pil continentale che venga dalla manifattura. A presiederla gli uomini di Rolando Berger – il 77enne magnate delle consulenze economiche. Assieme a loro un bel gruppo di professori, guidati da una pattuglia di bocconiani doc: Carlo Altomonte e il giovane rampante e renziano Tommaso Nannicini. Accanto a loro siedono altri luminari della scienza economica – come Giorgio Barba Navaretti, esperto di multinazionali – o banchieri – come Fulvio Coltorti – una vita a Mediobanca da Cuccia in poi.

22desk sotto sin box corsivo federica-guidi

La presenza più interessante è quella di Maurizio Tamagnini, amministratore delegato del Fondo strategico italiano, braccio operativo di Cassa depositi e prestiti che come core business avrebbe proprio quello di aiutare le industrie italiane a rilanciarsi. Finora però lo ha fatto ben poco.

Ma come detto, a tirare le fila, dettare l’agenda e snocciolare dati, ieri c’erano i consulenti di Rolando Berger Italia. Trincerati dietro il più stretto riserbo, dalla sede italiana – una delle più proficue fra la trentina sparse per il mondo – si fa notare il fatto di essere l’unica società presente assieme ai professori. I tedeschi si sono offerti gratuitamente: guadagneranno semplicemente dal fatto di pubblicare uno studio assieme e per conto del governo italiano.

La scopo della task force è al momento alquanto generico: redigere entro fine novembre un documento per rilanciare l’industria italiana su cui poi spetterà al governo l’ultima parola. Ma la prima riunione ha già fatto capire a cosa puntano i tedeschi. Se i sindacati – a proposito loro al tavolo non ci sono, si prevede una sola audizione più in là – denunciano da tempo il rischio di una desertificazione in settori fondamentali come la siderurgia (Lucchini, Ilva e Ast Terni stanno morendo), l’auto (con la sola Fiat che per giunta sta lasciando il paese), l’energia (Alcoa se ne va, e-On sarà la prossima), ieri si è parlato solamente di «dimensione d’impresa». Per i consulenti di Roland Berger Italia infatti il vero problema dell’industria nostrana è che abbiamo troppe aziende piccole: sotto i 50 dipendenti sono il 65% del totale in Italia, solo il 30 % in Germania). «Piccolo non è bello» perché secondo Roland Berger è proprio la loro dimensione ridotta a non farle investire in ricerca, a non aprire loro i mercati internazionali. La ricetta per il futuro suggerita dai tedeschi è quella di crescere, di diventare grandi.

Un cambiamento di mentalità, dunque. Che andrà però fatto come al solito a costo zero, perché di risorse a disposizione per il progetto – al momento – non ce ne sono.

La prossima riunione è fissata per fine mese. La speranza è che lì si inizi veramente a parlare di come rilanciare i settori storici dell’industria italiana. Sempre che tedeschi e bocconiani siano d’accordo.

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