Il Miage ha perso 100 miliardi di litri d’acqua
Si è conclusa la seconda parte della spedizione di Greenpeace Italia e del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) su due dei più estesi ghiacciai italiani, per monitorare lo stato di conservazione […]
Si è conclusa la seconda parte della spedizione di Greenpeace Italia e del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) su due dei più estesi ghiacciai italiani, per monitorare lo stato di conservazione […]
Si è conclusa la seconda parte della spedizione di Greenpeace Italia e del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) su due dei più estesi ghiacciai italiani, per monitorare lo stato di conservazione di questi giganti di ghiaccio, minacciati dall’aumento delle temperature globali.
Se la prima parte della spedizione ha interessato il ghiacciaio dei Forni, in Alta Valtellina, nel Parco Nazionale dello Stelvio, la seconda tappa si è svolta dal 31 agosto al 2 settembre sul ghiacciaio del Miage, che si trova nel versante italiano del Monte Bianco, in Valle d’Aosta, al termine di un’estate segnata da ondate di calore eccezionali e temperature record, al punto che luglio è stato il mese più caldo mai registrato a livello globale.
Il Miage è il più grande «ghiacciaio nero» (ricoperto da detriti) delle Alpi, e uno dei tre ghiacciai italiani con una superficie superiore a 10 km quadrati. La spedizione aveva l’obiettivo di misurare la fusione annuale del ghiacciaio. «Le misure effettuate fino ad oggi ci dicono che negli ultimi 14 anni il ghiacciaio del Miage ha perso complessivamente oltre 23 metri di spessore a causa della crisi climatica. Purtroppo, temiamo che il monitoraggio di quest’ultima spedizione ci restituirà una fotografia ancora peggiore.
«Se la situazione non cambierà, qui come nel resto dei ghiacciai alpini, perderemo grandi masse di ghiaccio e preziose risorse idriche. Ciò significa che avremo a disposizione sempre meno acqua dolce durante le estati secche e calde dei prossimi anni», racconta Walter Alberto, operatore glaciologico per il ghiacciaio del Miage e membro del CGI.
Dal 2008 al 2022 il ghiacciaio del Miage ha perso 100 miliardi di litri d’acqua. Per avere un’idea, si tratta di un quantitativo di poco inferiore all’acqua potabile erogata ogni anno all’intera città di Milano. Rispetto alla perdita di superficie, il ritiro dei ghiacciai sul massiccio del Monte Bianco è visibile a colpo d’occhio: basti pensare, ad esempio, che nei primi anni Duemila le fronti dei ghiacciai si trovavano circa 500 metri più a valle. «I ghiacciai italiani che si fondono sempre più rapidamente sono l’ennesimo sintomo di un’emergenza climatica senza precedenti, accelerata dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili. Dobbiamo smettere al più presto di estrarre e bruciare petrolio, gas e carbone e promuovere le fonti rinnovabili, se non vogliamo assistere a stravolgimenti senza precedenti», ha dichiarato Elisa Murgese di Greenpeace Italia, presente alla spedizione.
Luigi Perotti, segretario generale del CGI, ha aggiunto: «La riduzione della disponibilità idrica dei serbatoi glaciali obbligherà il sistema agricolo a cambiare le abitudini, i tempi e le quantità di acqua usata nell’irrigazione, in particolare per i sistemi agricoli della Pianura Padana, come le risaie e le coltivazioni di mais. Inoltre, c’è un problema di sicurezza: infatti, l’acqua di fusione dei ghiacciai può raccogliersi in laghi, che a loro volta possono tracimare in maniera improvvisa. In generale, le aree lasciate libere dai ghiacci possono diventare a rischio e, come dimostrano alcuni tragici eventi, rendere la montagna un territorio non più per tutti»
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