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«Il menù a scuola nel paese di Sankara è un servizio vitale per il nostro futuro»

Intervista Alice Sidibe Anago, la dottoressa che coordina il piano statale per garantire un pasto equilibrato ai bambini

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 18 gennaio 2024

In Burkina Faso la coltivazione del miglio, soprattutto della varietà Pennisetum glaucum, interessa circa un milione di ettari, un quarto della superficie cerealicola nazionale. Se ne ricavano 900.000 tonnellate. Riso e mais appaiono più redditizi e proseguono l’avanzata nel paese. Ma in Burkina, il miglio è stato anche l’emblema, quasi la bandiera, di un presidente rivoluzionario: Thomas Sankara, alla guida del paese dal 1983 al 1987, era noto per la sua vita spartana e i suoi pasti a base appunto di bouillie de petit mil. Certo, molto è cambiato negli ultimi decenni. Da un lato la produzione alimentare ha fatto passi avanti, ma dall’altro in questo paese tradizionalmente pacifico sono arrivati gruppi jihadisti armati le cui azioni hanno costretto 2,6 milioni di persone a diventare sfollate. L’insicurezza alimentare colpisce soprattutto i bambini costretti ad abbandonare i propri villaggi con le famiglie. E’ vitale garantire a scuola un pasto nutriente – e a base di alimenti locali. Avviata nel 2021, la cosiddetta «Iniziativa presidenziale» volta a garantire un pasto equilibrato al giorno nelle scuole è coordinata dalla dottoressa Alice Sidibe Anago.

Perché ben tredici ministeri (fra i quali educazione, agricoltura, ambiente, salute, promozione della donna, ricerca e innovazione) sono coinvolti nella gestione delle mense scolastiche?

Perché parliamo di un programma di protezione sociale che comprende i villaggi e i quartieri, i produttori impegnati nella trasformazione degli alimenti.

Quali i menù offerti agli scolari?

Sono diversificati, per rispettare le tradizioni culturali e alimentari delle regioni e per seguire il principio «Consumiamo ciò che produciamo». Il 2023 è stato l’anno internazionale del miglio, alimento molto ricco di sostanze nutritive e da sempre cibo quotidiano nel nostro paese. Come il sorgo e i tuberi – ma sempre di più anche il mais. Nella regione centro-orientale sono tradizionali le arachidi, con le quali si preparano crocchette deliziose e nutrienti; le promuoviamo, perché molti bambini non le conoscono più. Per quanto riguarda il riso, il Burkina ha in programma un aumento della produzione. Ma incoraggiamo l’uso e la trasformazione delle foglie e dei semi del neré, un albero spontaneo. Alcune cooperative disidratano la manioca e vi aggiungono foglie di moringa, per i pasti scolastici. Ecco, la Moringa oleifera è un altro albero davvero resistente e utilissimo; i suoi prodotti (foglie, semi) sono multifunzionali. Non dimentichiamo l’albero del pane, i cui frutti sono ricchi di calcio, fosforo e vitamine.

Gli alberi sono importanti alleati anche nella lotta al cambiamento climatico e nella costruzione della Grande muraglia verde che attraversa l’intera Africa da Ovest a Est per fermare il deserto.

Il ministero dell’ambiente porta avanti attività come «la mia scuola, i miei alberi», con il sostegno di tecnici per individuare le specie più resistenti. E questo era anche il principio del presidente Thomas Sankara: «Un villaggio, un bosco». È molto importante insegnare ai piccoli come prendersi cura di un albero. Ne vengono piantati anche negli orti scolastici, per dare nutrimento oltre che ombra e ossigeno.

Gli orti scolastici fanno parte dell’iniziativa mense?

Certo. Sono molto vantaggiosi anche per l’educazione alimentare e ambientale e perfino per lo sviluppo di conoscenze in vista del futuro orientamento lavorativo.

Come funzionano le mense?

In ogni scuola ci sono i Co-gest, i comitati di gestione. Gli addetti sono scelti dalla comunità, con una piccola remunerazione. Si organizzano da soli per poter combinare l’impegno con le altre attività. Viste le limitate somme a disposizione, il programma mense privilegia le aree più disagiate, le zone rurali e le scuole statali. Sahel, del Centro-Nord e del Nord sono privilegiati, ma anche in città come Ouagadougou e Bobo Dioulasso, ci sono quartieri e famiglie non benestanti. Ogni anno il ministero dell’istruzione aggiorna l’elenco delle scuole per garantire il servizio mensa. E non dobbiamo aspettare che nuove scuole si trovino in difficoltà: ormai raggiungiamo anche regioni in precedenza meno problematiche, del Centro Est e del Sud, perché accolgono gli sfollati dalle aree in conflitto o insicure.

Appunto: sono numerosissimi i bambini sfollati a causa del conflitto? Lo scorso giugno, alcune Ong avevano definito il Burkina «la crisi più negletta al mondo», per la mancanza di fondi e di attenzione.

I ministeri responsabili dell’istruzione e dell’azione umanitaria hanno creato spazi appositi e dispiegato insegnanti per mantenere il più possibile la frequenza scolastica degli alunni sfollati. E la mensa è ancora più indispensabile.

Grazie ai pasti a scuola, si riscontra una maggiore frequenza scolastica?

Con poco possiamo tenere i bambini a scuola e aiutarli a imparare. Nella scuola pilota nella quale è stata lanciata l’iniziativa (comune di Zitenha), solo il 30% arrivava alla fine della scuola primaria. Quando gli scolari hanno potuto mangiare a sufficienza, vedendosi garantito almeno un pasto equilibrato al giorno, il tasso è salito al 65%. E il secondo anno, al 100%. Ci sono anche programmi specifici per bambine e ragazze: hanno diritto a un certo kit alimentare da portare a casa. Serve a incoraggiare le famiglie a mandarle a scuola.

Chi paga le mense scolastiche?

I costi sono così coperti: 52% risorse statali, 47% partner (soprattutto organizzazioni internazionali); 1% comunità, ma a volte anche di più. Ogni anno il governo del Burkina investe circa 19 miliardi di franchi Cfa. Ma non sono sufficienti visto il numero di alunni e la dimensione dei bisogni. L’impennata dei prezzi peggiora il quadro. Per questo invitiamo anche la diaspora burkinabè e gli amici del Burkina all’estero a contribuire a questo servizio vitale. Da

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