La morte di Carlo Flamigni lascia un vuoto evidente nell’ambito della riflessione in merito ai diritti riproduttivi e non solo. Il suo impegno sia in ambito scientifico sia sociale è noto ed estremamente documentato. Ma forse c’è un aspetto della sua personalità di uomo, di medico, di insegnante universitario, che pochi conoscono, se non hanno avuto la fortuna di averlo come docente. Chi scrive ebbe l’opportunità di specializzarsi con lui, nei lontani anni ’80 del secolo scorso, quando, ad esempio, il dibattito sull’etnomedicina era ancora patrimonio di pochi tra le austere mura dell’Alma Mater di Bologna. All’epoca lavoravo in Zaire,...