La Corte Nacional de Justicia dell’Ecuador ha confermato la sentenza emessa nel gennaio del 2012 da un tribunale provinciale di Sucumbios contro la multinazionale statunitense Chevron per disastri ambientali compiuti nell’Amazzonia ecuadoriana. Ha però dimezzato la multa, riducendola da 18.000 milioni di dollari a 9.500. Per contrastare le manovre della multinazionale, che sta cercando di disattivare la sentenza appellandosi ai tribunali internazionali, l’Ecuador sta portando avanti una campagna di informazione e boicottaggio, «Le mani sporche della Chevron». Lo stesso presidente Rafael Correa si è recato nelle zone colpite dall’attività estrattiva dell’allora Texaco (poi acquisita dalla Chevron) mettendo la propria mano nel terreno e ritraendola totalmente intrisa di petrolio. Correa ha anche accusato la petrolifera Usa di aver intercettato la sua posta elettronica per servirsene nel processo di arbitraggio in corso all’Aja. La prima sentenza di Sucumbios aveva riconosciuto le denunce delle popolazioni colpite, dopo una battaglia durata 13 anni e aveva imposto a Chevron anche un supplemento di multa per non aver chiesto scusa ai cittadini.