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Il Mangiadischi, discese ardite e risalite per urlatori alla sbarra

Il Mangiadischi, discese ardite e risalite per urlatori alla sbarraMauro Ottolini e l’Orchestra Ottovolante – foto di Giuliano Guarnieri e Roberto Cifarelli

Note sparse Mauro Ottolini, voce e tromba in un doppio album di rivitazioni swing, latin, jazz con l’orchestra

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 9 febbraio 2022

Una voce alla carta vetrata, nera come il catrame e che mette subito allegria, perché volteggia sicura e un po’ guascona su canzonettistiche discese ardite, e altrettanto ardite risalite. Quelle del tempo in cui certe canzoni «dovevano» avere swing, per contrapporsi alla melassa da diabete mellito dei rimatori cuore-amore, magari cercando un po’ di «far l’americano». Quando non è la voce, è l’ingombrante canneggio del trombone, che con la voce fa a gara, però, per agilità mercuriale e ruvida schiettezza nell’espressione. Così piace a Mauro Ottolini, monello incorreggibile del jazz italiano, amante dell’ironia, e soprattutto della rara merce dell’autoironia: un non prendersi sul serio che porta a serissimi risultati di qualità, poi. Perché Mauro Ottolini, come tutti i veri musicisti, riesca a stare in campo da attaccante e da difensore, da portiere e da allenatore. A volte anche da guardalinee.

LO TROVATE ad esempio nei coscienziosi, riflessivi gruppi del Maestro Franco D’Andrea, decano dei pianisti afroamericani in Italia, che quando ha bisogno di una «voce» robusta trombonistica a lui si rivolge. Ottolini sa (e lo sa mettere in pratica) che il trombone può suonare come una terragna, possente voce popolare da New Orleans, o come un surreale emanatore di suoni da un limbo indefinibile, come quelli che emetteva dal suo grande ottone Vinko Globokar. E poi c’è un Ottolini che si diverte a suonare le conchiglie dando loro ben più che un residuo illusorio di «rumore del mare», e l’Ottolini di cui parliamo oggi, quello irresistibile con la sua orchestra, che non poteva che chiamarsi l’orchestra Ottovolante.

ESCE in questi giorni per Azzurra Music Il Mangiadischi, in copertina Ottolini tento a divorare, appunto, un vinile di quelli che stanno tornando di moda (e a caro prezzo). Due cd in veste grafica retrò, anni ‘60, tanto spazio serviva per contenere la funambolica esplorazione di spaghetti – swing , America latina da cocktail e commedie, urlatori alla sbarra. Il tutto registrato «live» a Umbria Jazz e nel veneto Teatro Martinelli: buon per noi, e peccato che non si sia anche un dvd accluso che avrebbe potuto testimoniare, oltre alla festa della musica spumeggiante, quella dei colori delle «divise» dell’Ottovolante, arlecchini festosi disegnati da un Kandisnki in vena di scherzi fragorosi.
Chi, invece, indossa un elegante e sensuale abito da sera lungo è la grande Vanessa Tagliabue Yorke, da sempre presente nei progetti di Ottolini come voce solista, a nascondere doti micidiali di swing sotto l’aria svagata da vamp. Lei è una degli «ospiti speciali» dell’Ottovolante: fra gli altri, menzione speciale per la tromba funambolica di Fabrizio Bosso, altro musicista in grado di muoversi mimeticamente tra le epoche della storia del jazz senza perdere un colpo. Da Mambo italiano a Il tuo bacio è come un rock, dal Dritto di Chicago a Noi duri e Conosci mia cugina: in un soffio. Di trombone.

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