Politica

Il M5S vuole cambiare senza perdere pezzi. Al via gli Stati generali

Il M5S vuole cambiare senza perdere pezzi. Al via gli Stati generaliLuigi Di Maio e Paola Taverna – Ansa

Partiti Si parte oggi con i tavoli di lavoro in streaming per 305 delegati. I nodi principali riguardano alleanze, regole e direzione collegiale

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 14 novembre 2020

Proprio alla vigilia degli Stati generali del Movimento 5 Stelle, che cominciano oggi per concludersi domenica sera, Luigi Di Maio ha ritirato fuori la storia del taglio dello stipendio per i politici italiani «più pagati d’Europa e non solo». Lo fa per rinverdire l’immagine un po’ appannata dell’anti-Casta e soprattutto per rispolverare quello che considera come un successo del «suo» M5S di governo: il referendum sul taglio dei parlamentari.

BASTERÀ PER PASSARE indenne i due giorni di una discussione, per la prima volta nazionale sebbene solo da remoto? Questa è la sfida. È sicuro che l’evento sia stato depotenziato dall’aggravarsi dell’emergenza Covid, che ha spostato l’attenzione generale su altre faccende e impedito che i grillini convergessero a Roma per incontrarsi di persona. Prova ne è che proprio Alessandro Di Battista, uno di quelli che gli Stati generali avrebbe voluto utilizzare per spostare il baricentro del M5S dai parlamentari alla base e magari prendersi la leadership, ne aveva chiesto il rinvio.

CHE DA PARTE della gran parte dei grillini di peso si voglia evitare a tutti i costi la conta interne è dimostrato dal fatto che lo stesso Vito Crimi, il capo politico pro tempore che ha gestito il percorso degli Stati generali, ha impedito che si divulgassero i voti raccolti da ognuno dei trenta eletti per parlare a dibattuto pubblico finale.

Barbara Lezzi, ex ministra e senatrice oggi considerata vicina a Di Battista chiede che quei dati vengano diffusi: «Per iniziare bene la nostra tappa conclusiva, è il caso di dimostrare immediatamente che il nostro principio di trasparenza non è arrivato al capolinea pubblicando prima di sabato i voti che ogni partecipante ha ricevuto – protesta Lezzi – Non ci sono ragioni per sviare dal soddisfacimento del diritto di chi ha votato e di chi si è candidato a conoscere i risultati».

La stessa richiesta arriva dal presidente della commissione antimafia Nicola Morra, che ha sempre mantenuto un profilo indipendente e che storicamente non è considerato un dissidente. «Noi un tempo eravamo quelli dello streaming e della trasparenza. Perché non possiamo sapere, ora, quante preferenze siano state ottenute dai candidati eletti e non? Sono ingenuo, lo so…», scrive Morra su Facebook.

L’ALTRA contraddizione investe il rapporto con Davide Casaleggio, il ruolo di Rousseau e la necessità che il «sistema operativo» del M5S venga gestito in maniera più democratica. Dopo giorni di freddezza quando non di ostilità, con attacchi di Casaleggio e repliche al vetriolo dei parlamentari, e dopo che la stessa volontà di tenere questa specie di «congresso» era percepita dai più come un modo per sfuggire all’imbuto delle consultazioni online, tutto si è inabissato di fronte ad un’evidenza: al momento lo statuto del M5S prevede che ogni decisione circa i nuovi dirigenti e l’organizzazione interna debba passare per il voto degli iscritti sulla piattaforma digitale.

Lo dice chiaramente Vito Crimi, a poche ore dagli Stati generali: «Tutto quanto uscirà da questi lavori sarà sempre sottoposto al voto della rete dei nostri iscritti, che avrà sempre l’ultima parola».

SI TRATTERÀ di vedere in che modo e soprattutto cosa verrà messo ai voti. Per evitare ulteriori contrapposizioni i vertici hanno chiesto la consulenza di Avventura urbana, società torinese esperta in mediazione dei conflitti. La questione delle alleanze può essere rimandata, complice anche la legge elettorale proporzionale (anche se il doppio turno nei comuni, a partire da Roma) crea attriti.

Quella della governance interna sembra essersi risolta verso una leadership collegiale con un portavoce a fare da sintesi. Resta il nodo del tetto dei due mandati per le alte cariche elettive. Dalla base fanno capire che non vogliono rinunciare ad un tratto identitario. Non aiuta che Giancarlo Cancelleri, due volte parlamentare all’Assemblea regionale siciliana oltre che attuale viceministro alle infrastrutture e membro del comitato di garanzia del M5S, abbia annunciato di voler correre per la terza volta per la presidenza della Regione Sicilia.

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