Per capire che il Movimento 5 Stelle si trova davanti a qualcosa di più del normale crollo fisiologico cui è abituato alle amministrative, si potrebbe partire da una provincia del Sud. Più precisamente da Marcianise, comune di quarantamila abitanti tra Napoli e Caserta. Qui, alle politiche di sei mesi fa, il Movimento aveva preso il 38,31%. L’altro giorno, alle comunali, il consenso si è ridotto a meno di un decimo: la lista con le 5 Stelle è arrivata allo 3,58%. In generale, il M5S in questa tornata di amministrative non supera neppure il 3%: la media nazionale si ferma al 2,7. È caduta anche Pomezia, la città alle porte di Roma che era stata tra le prime a finire in mano ai pentastellati.

IL RISULTATO migliore, si fa per dire, è a Terni, dove il M5S si presentava in coalizione con una lista di sinistra e contro il Pd: 6,5%. Quello più basso a Brescia, la città di Vito Crimi, ex capo politico e traghettatore verso l’era Conte: qui il pallottoliere si è fermato all’1,3%. Proprio a Brescia, per di più, il centrosinistra vince al primo turno senza l’appoggio dei 5 Stelle. Il che dà fiato a quelli che spingono Elly Schlein ad allargare la coalizione verso il centro più che dialogare con Conte. La leader Pd in vista del secondo turno apre al M5S e rilancia l’alleanza. Ma non è in queste condizioni che Conte aveva immaginato di trattare il nuovo patto coi dem. Il che lascia pensare che nei prossimi mesi, da qui alle Europee dell’anno prossimo, non sarà tutto rose e fiori tra Pd e 5 Stelle.

MA QUANDO il risultato appare chiaro, la situazione lascia pochi margini: si tratta di prodursi nel genere delle dichiarazioni politiche che vanno sotto la categoria delle «analisi della sconfitta». Il primo ad esporsi è Roberto Fico, attuale presidente del comitato di garanzia del M5S. «Voglio ringraziare di cuore tutti i nostri attivisti, i nostri rappresentanti di lista e i nostri candidati. Li ho visti impegnati senza sosta in queste settimane in cui ho girato l’Italia da Nord a Sud. È grazie al loro impegno che stiamo facendo dei preziosi passi avanti nel radicamento sui territori», dice l’ex presidente della Camera. Il quale ha proposto ancora una volta la versione che vuole un M5S impegnato a strutturarsi nei territori. «Siamo appena all’inizio di un percorso lungo di cui abbiamo visto solo le prime tappe» afferma Fico.

DOPO DI LUI, il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri manda la palla in avanti, verso i ballottaggi, in particolare quello di Brindisi, capoluogo in cui il Pd appoggia un 5 Stelle. «Dobbiamo aspettare il verdetto – sostiene Silvestri – Il M5S è al ballottaggio in molti comuni e grandi città come Brindisi. Il M5S ha sempre avuto difficoltà storiche sul territorio. Ma abbiamo avviato con Conte un progetto per un maggiore radicamento sul territorio». Conte in effetti ha nominato i responsabili territoriali e invitato a dare vita a forme ibride di apertura alla società e alle specificità locali che vanno sotto il nome di «agorà».

NON SI HANNO ancora notizie di come questo passaggio del nuovo corso stia procedendo. Iscritti ed eletti più che altro sembrano volgere lo sguardo verso le mosse del leader. Ma dopo aver trascorso mesi ad invocare un rinnovamento nel Pd, Conte ora si mostra freddo verso la dirigenza Schlein. Ironia della sorte, nelle settimane scorse ha disertato gli eventi pubblici ai quali avrebbero potuto partecipare insieme proprio per fare via al suo tour elettorale. Col quale non ha raccolto i risultati sperati. Ieri ha ricevuto alla sede di via Campo Marzio gli esponenti della rete in difesa del Reddito di cittadinanza (tra di essi Arci, Clap, Nonna Roma e Forum Terzo settore). «L’incontro di oggi è stato un ulteriore passo nel dialogo con quelle realtà che si battono per i diritti di tutte e tutti – ha spiegato – nella comune intenzione di saldare le nostre forze in un fronte di opposizione politica e sociale al governo Meloni». È l’annuncio della partecipazione alla manifestazione nazionale in difesa del reddito proposta dai comitati per il 27 maggio. Si tratta di una sostanziale correzione di rotta, visto che nelle scorse settimane Conte aveva annunciato «per giugno» una sua mobilitazione sul tema. Adesso ammette: «Nessuno può dirsi autosufficiente, ben vengano dunque il dialogo e il confronto con movimenti e forze civiche».