ExtraTerrestre

Il lupo sta per cadere nella trappola europea

Il lupo sta per cadere nella trappola europea

Europa Domani la Commissione europea riceverà i dati aggiornati sulla presenza dei lupi e sui danni causati in Europa. La richiesta allarma gli animalisti

Pubblicato circa un anno faEdizione del 21 settembre 2023

Il 4 settembre scorso la Commissione Europea, con una procedura alquanto anomala, ha lanciato un comunicato stampa subito interpretato dai più come il segnale di un cambio di rotta sulla protezione del lupo nell’Unione Europea. Dalla Direttiva Habitat del 1992, le popolazioni di lupi nell’Unione Europea godono di un regime di rigorosa tutela che, pur prevedendo la possibilità di deroghe per situazioni particolari, si concretizza nel divieto di catturare, uccidere e disturbare questa specie. Con questo livello di protezione, l’Unione, attuando la Convenzione internazionale di Berna sulla conservazione della vita selvatica, è riuscita a rafforzare nel vecchio continente la presenza del lupo, risollevando le sorti di questo carnivoro che, alla fine del secolo scorso, era sull’orlo dell’estinzione.

NEGLI ULTIMI TRE DECENNI, il divieto di caccia e altre misure hanno determinato nei Paesi dell’Unione una crescita del numero dei lupi che oggi, secondo uno studio di Rewilding Europe, si stima intorno ai 17mila individui. Indubbiamente un grande successo per la conservazione, tanto celebrato dalle associazioni ambientaliste, quanto criticato dai cacciatori e da una parte degli agricoltori che da tempo chiedono a Bruxelles di rivedere il livello di protezione di questa specie al fine di consentirne la caccia.

E COSÌ, A INIZIO SETTEMBRE, la Commissione europea ha avviato una nuova fase di consultazione, invitando le comunità locali, il mondo scientifico e tutti i portatori di interessi, a presentare entro il 22 settembre dati aggiornati sulla popolazione di lupi e sul loro impatto. I dati così raccolti saranno utilizzati dalla Commissione per elaborare una proposta finalizzata a modificare, anche in termini riduttivi, lo stato di protezione del lupo, rendendo più facili le deroghe alla sua tutela.

CIÒ È BASTATO AGLI EUROPARLAMENTARI espressione dei cacciatori come Pietro Fiocchi (FdI), Alessandro Panza (Lega) e «compagnia sparando», per affermare che l’Europa starebbe per togliere la protezione al lupo. Va detto che in realtà la Commissione non ha fatto nulla di più di quanto fa solitamente quando intende intervenire su un determinato settore.

Del resto la fase di consultazione sul lupo era già stata aperta nell’aprile del 2023, anche se limitata ad esperti e portatori di interesse. È poi vero che difficilmente l’Unione Europea potrà intervenire i tempi brevi sullo status di protezione di questa specie che dipende anche da altri strumenti, a cominciare dalla Convenzione di Berna, sottoscritta dall’Unione e dagli Stati membri. E peraltro l’Unione non ha potuto nascondere nella stessa comunicazione che il lupo è parte integrante del patrimonio naturale europeo e svolge un ruolo importante nell’equilibrio degli ecosistemi.

CIÒ CHE HA DESTATO NOTEVOLI perplessità tra le associazioni ambientaliste e nel mondo scientifico sono state però le affermazioni della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che, nel medesimo comunicato in cui si dava notizia dell’avvio di questa fase della consultazione, incredibilmente ne anticipava le conclusioni: «La concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è ora un pericolo reale per il bestiame e potrebbe diventarlo anche per gli esseri umani».

UN’AFFERMAZIONE FUORVIANTE e non basata su dati scientifici, come dichiarato da Wwf, Birdlife, European Environmental Bureau e altre importanti associazioni ambientaliste europee in una lettera di risposta alla Presidente. Ad oggi non sussistono dati scientifici che possano confermare che in Europa la specie rappresenti una minaccia per le persone e i rarissimi incidenti registrati rappresentano eventi eccezionali, la cui frequenza è di gran lunga inferiore a quella degli incidenti (anche mortali) causati, ad esempio, dall’attività venatoria. D’altro canto, buone pratiche di allevamento, attrezzature per la prevenzione dei danni, cani da guardiania e tempestivi indennizzi hanno dimostrato di essere strumenti efficaci per ridurre l’incidenza dei danni al bestiame o compensarne i costi economici. Le Linee Guida europee per gli Aiuti di Stato consentono agli Stati membri di elargire rimborsi completi agli allevatori in caso di danni causati da specie protette, mentre i Fondi per lo Sviluppo Rurale possono essere investiti per migliorare la coesistenza tra le attività umane e la presenza dei grandi carnivori.

NELLA LETTERA APERTA, LE ASSOCIAZIONI contestano poi la modalità con la quale la società civile è stata invitata a fornire dati sui lupi e sui danni da questi causati, evidenziando come 18 giorni di tempo per rispondere rappresentino un termine limitato che contrasta con le stesse regole della Commissione che prevede in situazioni simili un arco temporale di almeno 12 settimane. E senza considerare che la Commissione già dispone dei dati richiesti perché forniti dagli Stati membri in ottemperanza dell’art. 17 dalla Direttiva Habitat.

MA PERCHÉ LA COMMISSIONE e la sua Presidente hanno commesso errori procedurali così grossolani? Possibile che, come si vocifera, von der Leyen sia accecata dall’odio dopo che il suo pony Dolly è stato ucciso da un lupo nella Bassa Sassonia? No, il povero pony non c’entra…
In realtà, il lupo, come è già successo per la Nature Restoration Law e come sarà per il nuovo Regolamento sui pesticidi, è entrato tra le merci di scambio in vista delle elezioni europee del giugno 2024, quando il Partito Popolare cercherà di costruire una nuova alleanza con i Conservatori per archiviare l’attuale coalizione con Socialisti e Liberali e con essa il Green Deal, inviso alla destra. E per raggiungere questo risultato, una parte del Ppe sembra disposto a sacrificare quanto fatto negli ultimi cinque anni in termini di lotta ai cambiamenti climatici e tutela della biodiversità.

E COSÌ IL LUPO SI RITROVA AD ESSERE, da elemento di equilibrio degli ecosistemi, elemento per costruire nuovi equilibri politici a danno dell’ambiente.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento