Il liceo Virgilio, il preside manager e il proibizionismo
Liceo Virgilio. Il problema è il proibizionismo. Lo scrive il ragazzo arrestato per avere ceduto una 2.5 grammi di hashish a un minorenne e lo confermano le dichiarazioni della preside […]
Liceo Virgilio. Il problema è il proibizionismo. Lo scrive il ragazzo arrestato per avere ceduto una 2.5 grammi di hashish a un minorenne e lo confermano le dichiarazioni della preside […]
Liceo Virgilio. Il problema è il proibizionismo. Lo scrive il ragazzo arrestato per avere ceduto una 2.5 grammi di hashish a un minorenne e lo confermano le dichiarazioni della preside dell’Istituto romano e del sottosegretario all’Istruzione Toccafondi. Secondo questi ultimi le forze dell’ordine possono intervenire in un istituto scolastico. Un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione Giannini, presentata dai deputati di Sinistra Italiana, ha invece avanzato dubbi sulle modalità di questo intervento che ha scosso profondamente genitori e studenti.
Si firma, ironicamente, «uno spacciatore». È lo studente arrestato al liceo Virgilio di Roma, ora ai domiciliari, con l’accusa di avere ceduto un unico pezzo di hashish (2,5 grammi) a un minorenne in cambio di dieci euro.
«Ritengono saggia l’idea di dare l’esempio punendo solo una persona – ha scritto su facebook – anche se la stessa sarebbe andata via da scuola lo stesso giorno». Il ragazzo, infatti, aveva deciso di lasciare la scuola ed era assente da giorni. Martedì 22 marzo era andato a scuola per «parlare con la preside dell’Istituto su un nulla osta». «Avevo già pronto il modulo per cambiare scuola. Tradotto: ultima occasione per arrestare un ragazzo (giustamente) indagato». «E’ impossibile fermare il problema dell’hashish con il proibizionismo. Sono convinto che non ci sarà più fumo nelle scuole solo quando verrà legalizzato e gli stupenti non si ritroveranno a doverlo scoprire nei licei. Il proibizionismo è un cane che si morde la coda ed è questa la lezione che bisogna trarre perché il pollo di turno che si fa arrestare con due grammi di fumo ci sarà sempre fino a quando non sarà legalizzato».
Di tutt’altro avviso il sottosegretario all’Istruzione Toccafondi per il quale «il problema non sono i controlli, ma la droga. Le azioni della polizia non sono in contrasto con il luogo di formazione che è la scuola». In questo scambio virtuale, effettuato su media diversi, emerge il conflitto che interroga molte scuole italiane dove negli ultimi mesi sono stati effettuati controlli anti-droga.
I deputati di Sinistra Italiana hanno presentato un’interrogazione parlamentare dove mettono in discussione le modalità di intervento delle forze dell’ordine nella scuola, un evento descritto in testimonianze molto scosse e poi su un corso anti-droga organizzato una fondazione vicina a Scientology. Corsi simili, scrivono i deputati, “non hanno alcun riferimento a progetti simili di altre istituzioni scientifiche italiane di comprovata serietà ed autorevolezza, o della Regione Lazio o di altri Istituzioni”.
La preside dell’Istituto Irene Boldriga sostiene di “essere sconcertata” e parla di “disinformazione”. Ci sono stati due incontri all’interno di una serie di iniziative sulla “sensibilizzazione alla legalità”. Anche la preside si sofferma sull’intervento delle forze dell’ordine in una scuola e declina una particolare idea dell’autonomia: “La scuola fa parte dello Stato, anzi la definirei un presidio fondamentale di esso”.
La dirigente rinnova le polemiche dell’inverno scorso, avvenute in occasione di un’occupazione dell’istituto, che portarono anche a un incontro pubblico con il sottosegretario all’Istruzione Faraone. E addebita le responsabilità delle tensioni nell’istituto alla “reazione violenta di un gruppo minoritario di studenti” per i quali “la scuola non sia un luogo tutelato dalle forze dell’ordine e se queste ultime hanno ritenuto di dover intervenire, vuol dire che si era in presenza di validi motivi”. Infine, la responsabilità è delle famiglie “che molto spesso delegano alla scuola il compito dell’educazione. La scuola in questo senso fa il massimo con le poche risorse che ha a disposizione ma le famiglie dovrebbero fare altrettanto”. Da parte loro, i rappresentanti dei genitori hanno chiesto alla dirigente un’assemblea dove discutere l’accaduto. Al momento, non c’è stata risposta.
Il caso che ha prodotto interrogazioni parlamentari, interventi diretti e di persona da parte di sottosegretari attesta una centralità del liceo romano, frequentato dai figli della borghesia di sinistra della Capitale, Ma rivela anche una trasformazione del ruolo dei dirigenti scolastici. La riforma della scuola voluta dal governo Renzi attribuisce a questa figura alcune caratteristiche da “manager”: la possibilità, ad esempio, di scegliere i docenti in base al curriculum e la “chiamata diretta”. Una trasformazione importante che sollecita il protagonismo al vertice di una scuola sempre più concepita come un’azienda. Le tensioni fuori dalle righe registrate negli ultimi mesi al Virgilio potrebbero essere il pane quotidiano in tutti gli istituti italiani.
Il problema resta l’intervento delle forze dell’ordine nelle scuole, usate come strumento di una “guerra alla droga”. Controlli anti-droga degli studenti si sono moltiplicati in molte altre scuole del paese. Non sono solo i genitori a temere che la prevenzione si sia trasformata in repressione. Secondo Hassan Bassi, segretario Forum Droghe, al Virgilio “il problema del consumo fra i giovani di sostanze stupefacenti andrebbe affrontato all’interno di un processo educativo di prevenzione che si basi sulla fiducia fra educatore e studenti. Creare un clima di controllo e punizione non può portare che a peggiorare la situazione. Per ogni ragazzo denunciato ce ne saranno 10 che si nasconderanno ancora di più e finiranno direttamente fra le braccia del mercato nero e del malaffare”.
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