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Il leghista Guarente vince per 200 voti. Ma Basilicata possibile non si ferma

Potenza Potenza primo capoluogo di regione del Sud a guida leghista. Questo l’esito del ballottaggio di domenica, che ha visto trionfare Mario Guarente, appoggiato da tutto il centrodestra. Inizialmente, contro ogni […]

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 11 giugno 2019

Potenza primo capoluogo di regione del Sud a guida leghista. Questo l’esito del ballottaggio di domenica, che ha visto trionfare Mario Guarente, appoggiato da tutto il centrodestra. Inizialmente, contro ogni pronostico, sembrava essere in vantaggio Valerio Tramutoli, ma a tarda notte è arrivata la notizia del «controsorpasso».

Il clamoroso testa a testa si è protratto per tutta la serata, ma una manciata di voti, 200 per la precisione, ha consegnato la vittoria al leghista.
La tornata elettorale ha avuto dell’incredibile e sarà ricordata a lungo nel capoluogo lucano, dove da tempo ormai non si assisteva a un esito del genere. Tramutoli, senza rancore e con volto disteso, ha commentato a caldo: «Dispiace perché mi sarebbe piaciuto avere in consiglio comunale queste belle persone, questi candidati giovani, preparati e nuovi per la città». Di sicuro un risultato importante, che conferma il carattere competitivo di Basilicata Possibile, ma che lascia l’amaro in bocca: «Un grande risultato, tenuto conto che siamo partiti da pochi mesi. Siamo andati a ballottaggio senza apparentamento. Andarci e perdere per qualche centinaia di voti non fa piacere, ma significa esserci», conclude Tramutoli.

Tuttavia il Prof non abbandona la causa e rilancia, precisando che l’esperienza di Basilicata Possibile è destinata a continuare. «Si tratta di un progetto nato già prima delle regionali per dare rappresentanza a quel popolo del centrosinistra che non ha partiti che lo rappresentino».

Se a destra la nottata si è trasformata in una festa con fuochi d’artificio, nel centrosinistra invece gli animi sono molto tesi. Infatti Raffaele La Regina, membro dell’Assemblea nazionale del Pd e uno dei giovani più in vista del partito lucano, analizza il risultato mettendo in evidenza le colpe del centrosinistra: «E’ innegabile che ci sia tutto un pezzo di classe dirigente del Pd, legato al renzismo e al pittellismo, che ha deluso e che è soggetto a critiche aspre da parte dei cittadini». Sostiene di non comprendere le ragioni del mancato accordo con Tramutoli e si scaglia contro quelli che definisce «silenzi assordanti di certa classe dirigente del Pd lucano». Ecco perché chiede senza peli sulla lingua un passo indietro: «Chiedo a Nicola Zingaretti di commissariare il Pd di Basilicata, affinché si possano porre le basi per la ricostruzione di un asse di centrosinistra solido».

Lo stesso Valerio Tramutoli ha preso posizione sul mancato accordo col centrosinistra: «Noi al centrosinistra avevamo offerto l’alleanza prima delle elezioni.

Abbiamo posto condizioni che rappresentavano un programma di rottura e proposto rappresentanti dell’impegno nella società, piuttosto che di qualche cordata politica. Non avendo accettato questo tipo di accordo era difficile far rientrare quegli stessi candidati in fase di apparentamento».
Probabilmente l’accordo tra le due parti avrebbe dato vita a tut’altra storia. Ancora una volta la sinistra si ritrova a piangere sul latte versato.

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