Interrompendo l’uniformità del tempo che fluiva lento in bianco e nero, da ragazzini, si correva all’edicola con le dieci lire strappate a casa per comprare una bustina di figurine. Le figurine dei giocatori con le maglie variopinte delle squadre di calcio. L’attrattiva verso uno o più colori determinava la scelta della squadra del cuore. Una parola! Ci si accingeva sempre a una scelta difficile.

Il fatto è che ci piacevano diverse maglie. Molte erano a tinta unita; altre a strisce verticali bicolore; alcune spiccavano per originalità, come le blu con fascia orizzontale biancorossonera della Sampdoria o le rossoblù di Bologna e Genoa a bande larghe; quella della Spal era celeste e con le maniche bianche; trovavamo gradevoli gli abbinamenti neroverde del Venezia e rosanero del Palermo.

In assoluto ci conquistavano i due colori a strisce verticali e, sorvolando sull’accostamento cromatico, diventammo tifosi delle squadre con quel tipo di maglia. Di tutte, non di una sola. Poi negli anni ne abbiamo ristretto il numero, benché lasciassimo nel novero delle preferite anche maglie di squadre che militavano in serie B e serie C.

Fra centinaia di giocatori che ci scorrevano sotto gli occhi nella raccolta di figurine da incollare nell’album, non c’era pericolo che confondessimo le loro maglie. Facendo esempio di due squadre già citate, distinguevamo se un giocatore vestiva i colori del Bologna anziché del Genoa nonostante quelle casacche fossero abbastanza simili. E ancora, valutando la sfumatura che dall’azzurro cielo passa al celeste, riconoscevamo se un giocatore indossava la maglia del Napoli piuttosto che della Lazio. (Nomi di calciatori, squadre e ruoli in campo si riportavano sul retro delle figurine).

Non erano previste seconda e terza maglia che, nel calcio attuale, si distaccano totalmente dalla tradizione di disegni e colori societari generando garbuglio anche fra le tifoserie più avvertite. È pur vero che ci attraevano le maglie a strisce perché coincidevano con le divise delle squadre più forti, quelle che vincevano campionati e coppe. Peraltro era lo stesso modello di maglia, quando non veniva alternata dalle confusionarie seconde e terze, delle squadre che primeggiavano pur non militando con continuità in serie A.

Come il Lecce a strisce giallorosse che nella partita contro il Pordenone, terminata ieri sera dopo le 22.00, col nostro giornale ormai chiuso, raggiungerà un risultato che in questo momento non vogliamo pronosticare. Il Lecce, da decenni ormai fucina di personaggi del calcio di vertice.

Due nomi per tutti: Franco Causio campione del mondo nel 1982, Antonio Conte giocatore e allenatore pluri-scudettato in Italia e in Europa. Intanto la leccesità prosegue col presidente Saverio Sticchi Damiani che, alla guida della società sportiva da solo un lustro, sta portando in alto per la seconda volta le maglie coi colori giallorossi.