Il leader Fiom star della platea. Scontro con la segretaria Cgil
Sinistra e libertà Gelo con il Pd sull’Italicum. In forse l'arrivo di Renzi
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Quando arriva Maurizio Landini, il leader della Fiom che poche ore prima ha chiesto di fermare il congresso della Cgil per fare una «consultazione sugli accordi con la Confindustria approvati dalla direzione della Cgil», Susanna Camusso è già seduta in prima fila, maglia rosso fiammante sotto il tailler gessato nero, e sta ascoltando Vendola, annuendo vistosamente ai passaggi sul lavoro della relazione del presidente di Sel. I due – Landini e Camusso – fingono di non vedersi. Landini si siede nella fila a sinistra, a distanza di sicurezza dalla segretaria. Il catino del Palacongresso di Riccione, nella giornata di apertura del congresso di Sel, mette insieme i tanti delegati vicini e iscritti alla Cgil, ma anche l’entusiasmo della platea per il leader della Fiom. L’applausometro parla chiaro.
Quando dal palco vengono ringraziati gli ospiti, l’applauso per Landini è scrosciante. Parlerà oggi, il cerimoniale della casa ha evitato il derby sindacale. Camusso invece parla subito dopo la relazione di Vendola, aspettando con pazienza che i congressisti si ricompongano. Dal palco evita di rispondere al leader Fiom. Parla della centralità del lavoro, critica senza asprezza il jobs act di Matteo Renzi, non è tenera con la proposta di reddito minimo garantito di Vendola e dei movimenti («non c’è reddito che sostituisca il fatto che l’ambizione di tutti e tutte è il lavoro»). Ma quando scende dal palco, ai microfoni che l’aspettano, è dura. «Landini sa bene che questa discussione al direttivo nazionale è stata fatta: il direttivo, che è il luogo della decisione, ha deciso che il congresso continua e che nelle assemblee si discute». Camusso prova a sfilarsi dalla scontro diretto: «C’è questa strana idea di due dirigenti che si confrontano: siamo una organizzazione collettiva». Ma non rinuncia a una replica a chi l’ha definita «inadeguata» (lo ha fatto il fiommista Bruno Papignani): «Chi parla così segnala la propria difficoltà». Questione chiusa, il congresso Cgil va avanti: è «l’atto più importante sul piano della democrazia di un’organizzazione, quello delle assemblee con tutti gli iscritti e le iscritte». Così davanti alle telecamere. Ma poi, più tardi, ai suoi non nasconde la preoccupazione per lo scontro in atto: «Quando scoppia una guerra nucleare, il problema è che comunque vada si depositeranno le scorie».
Landini la pensa all’opposto. «Se non vogliamo far degenerare il congresso della Cgil bisogna sospenderlo e fare una consultazione vera», e questa richiesta obbliga «a una risposta immediata. La democrazia è lo strumento che ci deve consentire di risolvere le questioni quando abbiamo idee diverse». La pensa così anche Giorgio Airaudo, deputato di Sel già numero due della Fiom: «E’ bene che la segretaria sappia coinvolgere tutto il sindacato». E Giovanni Barozzino, anche lui ex Fiom, licenziato della Fiat di Melfi poi reintegrato dal giudice, oggi senatore: «E’ bene che nel congresso Cgil si ascoltino le ragioni di tutti».
Il derby Cgil-Fiom è di quelli che dividono il Palacongresso. L’altro investe direttamente i delegati ed è il nodo di come Sel si presenterà alle europee. Anche qui l’applausometro non ammette dubbi. Quando Vendola nomina Alexis Tsipras, il giovane leader della sinistra greca – che con una lettera oggi stesso ufficializza la sua candidatura – scroscia l’applauso. Nicola Fratoianni, che tra i primi in Sel ha indicato la strada dell’appoggio al leader di Syriza, dalla prima fila si gira a guardare la sala che applaude. Sul socialdemocratico tedesco Schulz e sul Pse, il gruppo che Vendola indica comunque come approdo, l’entusiasmo si fredda. «Oggi Vendola ha usato un forte apprezzamento per Tsipras». E la lettera che Tsipras ha diffuso sui media italiani «parla di un’Europa senza recinti identitari. Questo è lo spazio politico in cui Sel deve investire nei prossimi giorni per la costruzione della sua proposta politica». E’ una nuova distanza con il Pd. Oggi che, confida poi Vendola in serata «con il patto Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale, siamo al massimo storico della crisi nei rapporti con il Pd».
Renzi, annunciato per oggi, potrebbe per questo non arrivare a Riccione. Non teme fischi, anzi venire qui al congresso del (possibile) alleato di sinistra «sarebbe una scelta intelligente», insiste Vendola. Per farlo però, dovrebbe trovare una risposta a chi accusa l’Italicum di «strangolare i partitini. Ma chi non vuole i partitini, finirà per crearsi gli Scilipoti».
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