«Il mio posto mangiato dai corrotti e la politica ha fatto il resto»
Storia di Umberto Ciardone Impiegato tecnico, assunto nella sede di Caserta dalla Firema trasporti spa
Storia di Umberto Ciardone Impiegato tecnico, assunto nella sede di Caserta dalla Firema trasporti spa
Oltre 50mila lavoratori di Cgil e Uil in corteo a Napoli, ma le strade cittadine sono state attraversate anche da circa 2 mila studenti e precari riuniti nella sigla Sciopero sociale. Così mentre i confederali andavano verso il centro, la protesta si diffondeva verso la Stazione centrale e la zona popolare di Porta Capuana, dove i migranti recentemente sono stati aggrediti da ronde di cittadini con mazze e giubbotti neri.
Umberto Ciardone è un impiegato tecnico, è stato assunto nella sede di Caserta dalla Firema trasporti spa nel 1986: l’azienda si occupa di progettazione, costruzione e riparazione di materiale ferroviario dal 1960. Era al corteo con un gruppo di colleghi, da quattro anni sono in amministrazione straordinaria: i fratelli Gianfranco e Roberto Fiore, rispettivamente ex presidente del cda ed ex ad Firema, sono stati indagati per bancarotta fraudolenta e altri illeciti.
Tra il 2004 e il 2009 avrebbero sottratto dai conti aziendali circa 2 milioni 700 mila euro. Indagati in concorso con loro altre 17 persone, tra cui il cugino Giorgio, ex presidente di Confindustria Campania ed ex editore del Corriere del mezzogiorno Campania. «Il risultato – spiega Umberto – è che eravamo circa mille lavoratori tra Caserta, Milano, Spello e Tito, ora siamo 560, età media 35 anni, e altri 90 andranno via in mobilità volontaria, dopo una complicata trattativa al ministero. Quest’anno siamo persino in leggero attivo e, nonostante la cura dimagrante che ci ha ridotti alla metà, non si riesce a trovare un compratore».
Alla Firema il lavoro non è mai mancato: fino al 2010 portavano avanti fino a nove progetti contemporaneamente, attualmente hanno commesse per due linee su ferro della regione Campania, qualche lavoro in subappalto dall’Ansaldo Breda e un contratto per la manutenzione delle carrozze di Oslo. «Abbiamo lavorato con la Gran Bretagna, il Brasile, la Germania. Per il ’meneghino’, cioè la metro di Milano, abbiamo avuto i complimenti del committente. Oggi rischiano di sparire il centro di ricerche in Lombardia e il resto degli insediamenti a seguire».
Perché alla malagestione dell’ex proprietà si somma il tentativo di Finmeccanica di liberarsi dell’Ansaldo: «La svendita o la ristrutturazione porterà a una diminuzione delle commesse esterne e, in generale, a una fuga dal settore trasporti del pubblico che strozzerà anche noi».
Ansaldo Breda e Sts potrebbero finire alla giapponese Hitachi o alla cinese Insigma (che sembra aver vinto la concorrenza interna di Cnr Corporation), molto incerto il destino dei lavoratori così, per evitare dismissioni in capo a due anni, Finmeccanica potrebbe conservare una piccola quota. «Tutte le società del comparto trasporti erano andate a Roma e l’ex premier Letta ci aveva assicurato che il settore sarebbe stato salvaguardato. Poi è arrivato Renzi ed è ricominciata la fuga. Ormai l’Italia è terra di conquista per la tedesca Siemens e la francese Alstom. Però da loro non ci fanno neppure avvitare un bullone».
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