Occupati sempre più anziani, mentre aumentano i giovani senza lavoro. È il mercato del lavoro italiano fotografato da un’indagine della Fondazione Di Vittorio della Cgil presentato ieri a Roma. Tra il 2007 e il 2015 il numero degli occupati tra i 55 e 64 anni è cresciuto di un milione e 326 mila unità e il tasso di occupazione specifico ha segnato un aumento straordinario dal 33.4% al 48.1%. Tra i giovani occupati fino a 34 anni, invece, il tasso del disagio economico aumenta di mezzo punto, mentre la quota di occupati a termine e part-time involontario aumenta dal 35.8 al 36.3%. Il tasso di disoccupazione ha perso nell’ultimo periodo quattro decimi di punto ma per i giovani fino a 24 anni resta drammaticamente superiore al 40% e aumenta per chi ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Nel primo semestre del 2014 era al 18.9%, nello stesso periodo del 2015 al 19.3%. La ricerca ha individuato un’area della sofferenza di chi non ha un lavoro si è contratta, su base annuale, di circa il 3% circa (meno rispetto alla flessione del 2011) per il minor numero di disoccupati e di occupati in cassa integrazione, ma le cifre complessive sono paurose. Si stima, infatti, che siano circa cinque i milioni di senza lavoro, compresi gli occupati in cassa integrazione. L’area del disagio, del precariato e della sottoccupazione, invece, conta più di 4 milioni e 300 mila persone, il 12.8% della platea degli occupati in età 15-64 anni.

Un mercato del lavoro sempre più diviso tra giovani e anziani, dunque. Questo è anche l’effetto della legge Fornero che ha allungato i termini del pensionamento, in un paese che invecchia sempre di più. Non bisogna tuttavia sottovalutare il peso del disagio economico in cui vivono le persone anziane che non lavorano. La quota di persone in età matura che cadono nell’area della sofferenza ha raggiunto il 7.1% nel primo semestre 2015, pari a 541 mila persone. Era al 2.4% del primo semestre 2007. Sul piano generale si registra una contrazione dei disoccupati, 73 mila in meno (-2,2%) rispetto al record del 2014: nel primo semestre 2015 il loro numero era stimato in 3 milioni e 200 mila e il tasso di disoccupazione era al 12,5%, in flessione di 4 decimi di punto su base annuale ma ancora più del doppio rispetto all’inizio della crisi. Nel Mezzogiorno il tasso è al 20.3%, (21,8% per le donne e 19,5% per gli uomini), in discesa di sei decimi di punto ma solo per effetto della riduzione osservata nella componente femminile. Le donne nel Mezzogiorno detengono ancora il record europeo dell’inattività (60,2% nel primo semestre 2015) e il più basso tasso di occupazione dell’Unione (31,1%).