Il Kino che non c’è
Moscow Mule Richard Thieler da dieci anni sta davanti al cinema. Non aspetta nessuno se non il momento giusto per fotografare. Nato a Berlino nel 1963 dall’inizio degli anni Novanta ritrae cinema […]
Moscow Mule Richard Thieler da dieci anni sta davanti al cinema. Non aspetta nessuno se non il momento giusto per fotografare. Nato a Berlino nel 1963 dall’inizio degli anni Novanta ritrae cinema […]
Richard Thieler da dieci anni sta davanti al cinema. Non aspetta nessuno se non il momento giusto per fotografare. Nato a Berlino nel 1963 dall’inizio degli anni Novanta ritrae cinema aperti, chiusi, abbandonati, soprattutto nei fine settimana. Di giorno e di notte, in Europa e negli Stati Uniti. Non è possibile andare al di là della facciata ma si resta fuori, sulla soglia, con le luci dei neon. La contestualizzazione geografica è relativamente importante, anzi, la grande città, così come la provincia anonima si annullano in un rimando tra realtà e illusione. Il fotografo pone il suo lavoro su un livello concettuale del nostro rapporto con la cultura «visiva». Le luci e il nome del cinema (imprescindibile) sono il metaforico invito, seppur congelato dallo scatto, ad entrare nel mondo dell’ illusione al di là dell’ingresso. Il lavoro di Thieler non è mai improvvisato: fa sopralluoghi, studia i dintorni e la storia dell’edificio anche se non è l’architettura a colpirlo (o non solo quella) bensì l’atmosfera quotidiana che avvolge il cinema.
La facciata viene spudoratamente catturata assieme alle locandine, ai poster casuali sul muro adiacente, ai graffiti e agli spettatori ora presenti nella foto ora idealmente dentro la sala. Il luogo cinema provoca così un rapporto personale con chi ne fruisce nei piccoli villaggi tedeschi, nella solitudine americana e nelle metropoli europee. Una relazione non priva di conflitti.
A Berlino il cinema Moviemento fondato nel 1907, ad oggi la più vecchia sala tedesca è minacciata dalla chiusura e per salvarla si è avviata una campagna di crowdfunding: sono necessari 1.6 milioni di euro entro la fine del 2020. Molti attori e registi tra cui Wim Wenders hanno espresso il loro appoggio ad un cinema simbolo di Berlino, noto per il suo programma «underground» accanto ad autori più noti. Nel 2018 il regista Douglas Wolfsperger documenta con il suo «Scala Adieu- Von Windeln verweht» (Addio Scala- cancellato dai pannolini) l’imminente chiusura del cinema Scala Filmpalast nella sua città, Costanza, per far spazio ad una filiale del drugstore DM, come esplicato nel titolo. Un copione non certo inedito, diffuso in molte altre realtà. Come trova Thieler le sue prede? Dal 2009 ha immortalato almeno 600 cinema con una media di 50 all’anno. Le sue ricerche non sono troppo dissimili da quelle di chi scova online notizie di città e luoghi abbandonati, partendo dal posto che vuole visitare. Un vero flâneur digitale.
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