Il jazz visto da Gagarin
Note sparse Per Hoepli un libro scritto da Luigi Onori, Maurizio Franco e Riccardo Brazzale
Note sparse Per Hoepli un libro scritto da Luigi Onori, Maurizio Franco e Riccardo Brazzale
Non ha bisogno di presentazioni, Luigi Onori. È la sua penna, in trio con quelle di Maurizio Franco e Riccardo Brazzale, a firmare La Storia del Jazz, titolo a dir poco temerario edito da Hoepli. Viene subito in mente il famoso saggio di Polillo, e il bisogno di aggiornare la storia fino a tracimare nella cronaca soggiogata dal morbo. Anche il jazz piange i suoi caduti, ricordati dagli autori: Mike Longo, Manu Dibango, Wallace Roney, Bucky Pizzarelli, Lee Konitz tra le vittime della prima ondata.
MA GLI AGGIORNAMENTI non sono soltanto cronologici. Il jazz è finalmente esaminato nella sua complessità, «dal punto di vista di Gagarin», per citare uno dei capitoli più significativi. Un punto di vista affrancato dalle periodizzazioni per decenni e dall’assolutismo musicale, bensì articolato per ambiti stilistici e geografici, dei quali si riconosce la valenza globale. Il jazz non è più monopolio linguistico americano (lo è mai stato?): alle rinvigorite radici africane si aggiungono quelle avventizie sviluppatesi in Sudamerica, in Asia e in Europa. Principale merito del libro, sottolineato dal prefatore Pupi Avati, è rivendicare il ruolo del Vecchio Continente e del nostro Paese, «ruolo che queste pagine, di certo per la prima volta, trattano ampiamente». Nick La Rocca non è più solo, e neppure Enrico Rava: «In Italia, quando ero giovane, i musicisti di jazz si contavano sulle dita di una mano. Oggi sono centinaia e molti di loro sono fortissimi». Bollani, Fresu, Urbani, Bosso, e tanti altri. Se anche conservatori e licei musicali perseguiranno un vero rinnovamento, è lecito auspicare elenchi sempre più lunghi, anche al femminile. Particolare attenzione è dedicata appunto al difficile percorso della donna nel jazz: i nomi più recenti sono quelli di Maria Lynn Schneider, Diana Krall, Norah Jones, ma anche Esperanza Spalding e Emily Remler, prima donna della chitarra jazz. La contemporaneità — dall’incontro con l’hip hop al «proliferare di linguaggi, migrazioni e scambi» — è narrata prefigurandone l’evoluzione, in uno stile divulgativo quasi da manuale, ma ricco di approfondimenti per studiosi e appassionati: schede, riferimenti storici, discografia consigliata, con un’impaginazione che si presta anche alla lettura random, nel senso migliore del termine.
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